BEN-HUR

USA - 1959 - Metro Goldwyn Mayer


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Crediti


Regia: William Wyler
Produzione: Sam Zimbalist
Sceneggiatura: Karl Tunberg
(da Tale of the Christ del Generale Lew Wallace)
Fotografia: Robert Surtees
Musica: Miklós Rózsa
Montaggio: John D. Dunning, Ralph E. Winters
Suono: Franklin Milton
Scenografia: Edward C. Carfagno, William A. Horning
Arredamento: Hugh Hunt
Costumi: Elizabeth Haffenden
Effetti speciali: A. Arnold Gillespie, Robert R. Hoag, Lee LeBlanc
Trucco: Charles E. Parker, Gabriella Borzelli
Supervisione Technicolor: Charles K. Hagedon
Assistente alla regia: Gus Agosti, Alberto Cardone
Ottimizzazione: Edward Woehler
Regia della II unità: Andrew Marton, Yakima Canutt, Sergio Leone
Fotografia della II unità: Harold E. Wellman, Piero Portalupi




Non accreditati:


Regia della II unità: Mario Soldati
Sceneggiatura: Maxwell Anderson, Christopher Fry, Gore Vidal
Istruttore ippico: Glenn Randall
Orchestratore: Eugene Zador
Modellini: Mauro Zambuto






Cast


Charlton Heston ............................... Giuda Ben-Hur  

Jack Hawkins ...................................... Quinto Arrio  

Haya Harareet ............................................... Ester  

Stephen Boyd ............................................ Messala  

Hugh Griffith .................................. Sceicco Ilderim  

Martha Scott ............................................... Miriam  

Cathy O'Donnell ............................................. Tirza  

Sam Jaffe ................................................ Simonide  

Finlay Currie ........................................ Baldassarre  

Frank Thring ...................................... Ponzio Pilato  

Terence Longdon .......................................... Druso  

George Relph .............................................. Tiberio  

André Morell ................................................. Sesto  

Non accreditati:


Edward J. Auregul (l´ateniese)
Ady Berber (Malluch)
Marina Berti (Flavia)
Hugh Billingsley (Mario)
Jerry Brown (il corinzio)
Robert Brown (capo dei rematori)
Lando Buzzanca (schiavo nel deserto)
Joe Canutt (auriga)
Otello Capanna (il bizantino)
Emile Carrer (rematore n. 28)
Richard Coleman (Metello)
Michael Cosmo (Raimondo)
Alfredo Danesi (armeno)
David Davies (Questore)
Victor De La Fosse (ufficiale della flotta)
Mino Doro (Valerio Grato)
Michael Dugan (marinaio)
Dino Fazio (Marcello)
Enzo Fiermonte (ufficiale della flotta)
Giuliano Gemma (aiutante di Messala)
John Glenn (rematore n. 42)
José Greci (Maria, la Madonna)
Richard Hale (Gaspare)
Claude Heater (Gesù)
John Horsley (giudeo)
Bill Kuehl (soldato)
Duncan Lamont (Marius)
Howard Lang (portatore)
Stevenson Lang (il cieco)
John Le Mesurier (il medico)
Tutte Lemkow (il lebbroso)
Cliff Lyons (Lublon)
Luigi Marra (il siriano)
Ferdy Mayne (Capitano della nave)
Tiberio Mitri (soldato romano)
Aldo Mozele (marinaio)
Marie Ney (Miriam)
Thomas O´Leary (giudice della corsa)
Remington Olmstead (decurione della guardia)
Laurence Payne (Giuseppe, padre di Gesù)
Aldo Pial (cavaliere)
Aldo Pini (soldato romano)
Diego Pozzetto (abitante)
Hector Ross (ufficiale della guardia)
Maxwell Shaw (rematore n. 43)
Noel Sheldon (il centurione)
Aldo Silvani (uomo di Nazareth)
Reginald Lal Singh (Melchiorre)
Pietro Tordi (aiutante di Pilato)
Ralph Truman (aiutante di Tiberio)
Raimondo Van Riel (il vecchio)
Dervis Ward (il carceriere)
Joe Yrigoyen (l´egiziano)




Dati tecnici e specifici


Genere:
Drammatico

Durata del film:
3h, 32 min.

Formato della pellicola:
35 mm e 70mm in M-G-M Camera 65 in Tecnicholor

Data di uscita:
18 Novembre 1959
Riedizione: 1969 - 2001

Luoghi delle riprese:
Studi di Cinecittà, Roma - Italia (riprese in interni ed esterni)
Tor di Valle, Roma - Italia (circo)
Tivoli (Roma) - Italia (baccanale, festa e danze)
Anzio (Roma) - Italia (battaglia navale)
Nettuno (Roma) - Italia (Ben Hur salva la vita al console; i due sdraiati in una zattera alla deriva)
Arcinazzo Romano (Roma) - Italia (Nazareth e legioni romane in marcia per Gerusalemme)
Cave di Salone (Roma) - Italia (Valle dei lebbrosi)
Monterano (Roma) - Italia (incontro tra Baldassare, Esther e Ben Hur)
Fogliano (Latina) - Italia (Oasi e palmeti dove Ben Hur riposa prima del ritorno a Gerusalemme)


Totale dei film:
Ben-Hur di Sidney Alcott (USA, 1907)
Ben Hur di Fred Niblo (USA, 1925)
Ben Hur di Timur Bekmambetov (USA, 2016)



Video sul mercato:
DVD - lingua italiana
Esiste in formato da 4 dischi, della WB Video/Turner Entertainment, in un cofanetto che comprende, per i primi due DVD il film, nel terzo la versione integrale di Ben Hur del 1925 e, nel quarto i contenuti speciali. Precedentemente, stampato un singolo in 'Double Face', sempre della WB/Turner.
VHS - lingua italiana
Fuori catalogo ma ugualmente reperibili in internet nel mercato dell'usato la singola videocassetta e la la confezione a due VHS, entrambe edite dalla MGM/UA.










Riconoscimenti artistici


PREMIO OSCAR
Film
Regia
Attore (Charlton Heston)
Attore non protagonista (Hugh Griffith)
Colonna sonora
Fotografia
Scenografia e arredamento
Costumi
Effetti speciali
Montaggio
Suono

Nomination all'Oscar
Sceneggiatura

DAVID DI DONATELLO
premio Attore straniero (Charlton Heston)
premio Casa produttrice (MGM)


GOLDEN GLOBES
premio Film drammatico
premio Regia
premio Attore non protagonista (Stephen Boyd)
premio Regia della II unità (Andrew Marton)


BRITISH ACADEMY AWARDS - GB
premio Regia

PREMIO REGIA E ASSISTENZA - USA
premio William Wyler, Gus Agosti, Alberto Cardone

PREMIO LAUREL - USA
premio Attore drammatico (Charlton Heston, Stephen Boyd, Hugh Griffith)

NATIONAL BOARD OF REVIEW - USA
premio Attore non protagonista (Hugh Griffith)

NEW YORK FILM CRITIC CIRCLE - USA
premio Miglior film

WINTERS GUILD OF AMERICA - USA
premio Soggetto drammatico (Karl Tunberg)





Trama



allarga l'immagine In Giudea, nel ventiseiesimo anno dell'impero di Tiberio Cesare, due amici d'infanzia, uno romano Messala e l'altro giudeo Ben Hur, vengono a contrasto su questioni ideologiche e religiose. Messala, giunto da poco a Gerusalemme con il grado di tribuno, è bramoso nel mettersi in evidenza e non bada a mezzi pur di raggiungere il suo scopo. Egli chiede al suo amico fraterno Giuda Ben Hur, un aristocratico e capo di una delle più importanti famiglie ebree della Palestina, di aiutarlo ad arrestare i dissidenti del posto. Naturalmente Giuda rifiuta la proposta del romano e tra i due l'amicizia s'interrompe bruscamente. Messala medita sul modo di riuscire ad incastrare Giuda; così facendo si metterebbe in evidenza di fronte ai suoi superiori e al popolo giudaico. L'occasione si presenta quando Valerio Grato, nuovo procuratore della Giudea, arriva a Gerusalemme. Durante la marcia tra le strade della città, il corteo passa sotto la casa di Ben Hur, il quale assiste all'avvenimento situato sul terrazzo assieme alla sorella Tirza. Improvvisamente una tegola mal messa cade e colpisce il governatore ferendolo. Subito i soldati irrompono nella sua casa e con loro Messala. Il tribuno fa arrestare tutti; manda Tirza e sua madre Miriam in carcere a vita e Giuda ai remi nella flotta da guerra romana a Tiro. Più che una condanna a morte.
Passano cinque anni e durante una battaglia navale Ben Hur salva la vita al console Quinto Arrio, il quale affezionatosi a lui, lo adotta come figlio, gli attribuisce il suo nome e lo trasforma in illustre cittadino romano.
La nostalgia per la sua terra, il richiamo alla famiglia in carcere e soprattutto la sete di vendetta contro Messala, induce Ben Hur a far ritorno a Gerusalemme. Intanto Miriam e Tirza divenute lebbrose sono liberate e mandate in un lazzaretto fuori città. Giunto in patria, Giuda viene a sapere da Ester, la sua donna che ne ha atteso per anni il ritorno, che la madre e la sorella sono morte in carcere; ella vuol così evitare a Ben Hur ulteriori sofferenze. Giuda trova vendetta il giorno della gran corsa delle bighe, dove nel circo di Gerusalemme si affrontano i migliori aurighi del mondo, Messala compreso. Non esiste legge nell'arena, quindi molti sono uccisi. Ben Hur guida un carro arabo e durante la gara, in una caduta, Messala muore calpestato dai cavalli; ma prima di spirare confessa a Ben Hur la verità sulla sorte della madre e la sorella. Giuda ritrova, con l'aiuto di Ester, Miriam e Tirza ormai morente e le riporta a casa. Durante il tragitto, i quattro incontrano la processione che accompagna Gesù al calvario. Ben Hur si ferma da solo mandando a casa le tre donne. Dopo aver assistito alla Crocifissione rientra nella sua abitazione e trova sia la madre sia la sorella guarite dalla lebbra. Attraverso la famiglia degli Hur e mediante questo miracolo si compie la prima conversione al cristianesimo.


Recensione



vai alla scheda di William Wyler Con Ben-Hur, nasce la svolta epocale nei confronti di un genere da sempre espresso in funzione della magniloquenza visiva. È un film epico di stesura drammatica per molti versi rivoluzionario, che cambiò lil modo di fare cinema a Hollywood e non solo, grazie all'inventiva e alla geniale messa in scena creata dal regista, co-produttore, William Wyler. Ben impiantato in una storia che tiene alto il valore religioso del cristianesimo, ma non tracura l'aspetto laico della vicenda, si manifesta come film d'azione intriso di violenza fisica e morale, di odio e vendetta, tuttavia teso ad innalzare quelle tematiche che rappresentano i sentimenti più puri: perdono, amore e riabilitazione. Lo scavo introspettivo dei personaggi è, a dir poco, perfetto. Protagonista e rivale, comprese le figure di contorno, sono delineati in un fine profilo psicologico, in netta antitesi all'usuale sistema cinematografico, che ha sempre trascurato l'approfondimento del singolo soggetto, limitando in questo, il solo aspetto formale.

Tratto dal romanzo omonimo (1880) del generale Lew Wallace, eroe della guerra di secessione americana, testo inizialmente trascurato, ma in breve tempo tradotto in tutto il mondo con 50 milioni di copie vendute, adattato, prima per il teatro, in cartellone per più di vent'anni nelle principali città statunitensi, con oltre 20 milioni di ingressi, poi per il cinema muto, nel 1907 con il Ben Hur di Sidney Alcott (seguito da traversie giudiziarie dalle quali nacque il copyright a tutela degli scrittori di romanzi), nel 1925 con il film di Fred Niblo (soltanto in minima parte girato a Roma), quindi con l'ultimo, pestifero obbrobio, del 2016 diretto da Timur Bekmambetov.

Questa versione del 1959 è la più famosa e si manifesta come film ad altissimo tasso spettacolare e di gran forza espressiva nel contenuto. Trascinato da oltre 600 caratteristi (circa 500 parlanti, dei quali soltanto 73 ufficialmente accreditati negli archivi di produzione) e 40.000 comparse, ben assimilato nel genere storico, malgrado il soggetto appartenga alla fantasia letteraria, con contorno tecnico di primissima valenza, dalla fotografia al montaggio, dal suono alle scenografie, ai costumi.

Il cast principale è formato da attori e attrici non famosissimi, ma risulta ugualmente perfetto e ben assortito nei personaggi. Tra i tanti candidati al ruolo di Giuda Ben Hur, tra questi Leslie Nielsen (proposto anche come Messala), Cesare Danova, Ed Sullivan, Rock Hudson, Paul Newman e Kirk Douglas, che optò per un altro kolossal 'romano', Spartacus, da lui stesso prodotto e interpretato l'anno seguente, dopo il rifiuto della prima scelta Burt Lancaster, la produzione diede preferenza a Charlton Heston, già acclamato per l'interpretazione di Mosè ne I Dieci Comandamenti (1956, di Cecil B. DeMille) e diretto l'anno prima dallo stesso Wyler nel superwestern Il grande paese. A seguire, i non protagonisti, con Jack Hawkins, console romano, il solo attore di successo presente, poi Stephen Boyd (obbligato a mettersi le lenti a contatto di color marrone, imposte da qualche consulente storico che sosteneva la tesi secondo la quale "i romani non potevano avere occhi celesti"), co-protagonista rivale di Ben Hur, sorpassato nei titoli del film da Hawkins per "motivi gerarchici"; quindi un sorprendente Hugh Griffith nella parte dello sceicco arabo e nel ruolo femminile la sconosciuta attrice israeliana Haya Harareet, con una decina di film in carriera. Da rimarcare le prove rilevanti dei comprimari: su tutti Frank Thring nella parte di un ferreo Ponzio Pilato, qui portato ad esempio della vanità romana; a seguire, Martha Scott e Cathy O'Donnell, rispettivamente madre e sorella del protagonista, il veterano Finlay Curie che fa Baldassare, uno dei tre Re Magi e Sam Jaffe, perfetto come amico-servo di Giuda.

Il film è strutturato su cinque scene memorabili: i forzati ai remi (straordinaria la scena dei 200 schiavi che remano disperatamente a ritmo di un tamburo scandito dal capovoga) che anticipa la battaglia navale (girata ad Anzio e Nettuno con riproduzione di due sezioni in scala delle antiche navi romane, le galere, poi nelle piscine di Cinecittà con ausilio di modellini in scala disegnati da Mauro Zambuto e orchestrati dal mago dei trucchi Arnold Gillespie), la parata del trionfo a Roma (costruita con effetti speciali, detti 'mascherini', che raddoppiano o triplicano l'inquadratura a campo lunghissimo e innalzano scenografie gigantesche), la famosissima corsa delle bighe o, meglio, quadrighe (analizzata a parte in questa recensione), il lebbrosario (impianto scenico tenebroso e allo stesso tempo spaventosamente ripugnante) e la Via Crucis (fatta con accortezza, seguendo in larga parte i canoni evangelici).
Si vocifera che il regista William Wyler, favorevolmente impressionato dalla sequenza della corsa (giovanissimo, fu aiuto regista di Fred Niblo nel Ben Hur del 1925), inizialmente restio poiché non aveva mai affrontato il genere storico, decise di dirigere il film proprio per realizzare questa scena.

La sceneggiatura fu scritta da Karl Tumberg, inizialmente orribile e nell'insieme deprimente, al punto che Wyler chiese l'intervento di quattro penne illustri, Chritopher Fry, S.N. Behrman, Maxwell Anderson e, soprattutto, Gore Vidal, i quali, cestinando l'originale, riscrissero daccapo l'intero script. Tumberg rimase tra gli accrediti ma non vinse l'Oscar (Wyler gli fece una campagna negativa) e fu l'unico nelle complessive 12 nomination a non riceverlo.

La figura di Cristo (non si vede mai il volto, presente in tre sole scene), interpretato da Claude Heater, aleggia nella pellicola a ricordo che il soggetto di riferimento del film, pur nella drammaticità di eventi e situazioni esterne, è lui. Nel film, si è voluto dare, pur in una situazione tipicamente religiosa, un tono d'assoluta drammaticità ad una vicenda realista (il conflitto tra due amici d'infanzia ormai adulti), adatta in qualsiasi tempo e circostanza. Entrambi sono alle prese, uno con l'idealismo patriottico ancorato rigidamente alle origini della sua terra invasa dai conquistatori e l'altro, assetato di potere e bramosia, che pur di arrivare ai fini prestabiliti non bada a mezzi termini per raggiungerli. Su quest'aspetto ruota l'intera vicenda, l'amicizia, il dolore, la sublimazione della vendetta e infine la conversione, non intesa soltanto come viatico religioso, ma soprattutto come rispetto della propria e altrui dignità in senso laico.
A tale proposito Gore Vidal ci ricamò sopra. Lo scrittore descrisse l'amicizia tra Ben Hur e Messala come un rapporto tra due gay; una sottigliezza alla quale nessuno diede peso, tanto era vaga e poco riconoscibile dagli stessi interpreti. Ma a differenza della gran maggioranza dei presenti, questo accorgimento non sfuggì a Wyler; il regista, imbestialito, troncò di netto l'amicizia con lo sceneggiatore. Tra l'altro, il solo Stephen Boyd era a conoscenza di questa variazione e sul set si comportò di conseguenza. Seguendo attentamente le fasi iniziali del film, si può costatare lo sguardo di smarrimento di Charlton Heston a fronte della gestualità di Boyd.

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Le riprese del film durarono circa un anno e Cinecittà fu interamente monopolizzata dagli americani. Dopo la prima fase, realizzata in studio e negli altipiani di Arcinazzo, in Ciociaria, provincia di Frosinone, la lavorazione andò avanti non senza travagli e momenti di panico totale, in particolare per la scena della corsa delle quadrighe. Dopo i preparativi al Circo Massimo, nel cuore di Roma, quando l'installazione dell'impianto scenografico stava per essere imbastita, arrivò il contrordine dalla sovrintendenza alle Belle Arti che bloccò le riprese. Si decise allora di trasferire il tutto al circo di Massenzio, con ulteriore perdita di tempo e soprattutto di denaro. Anche questo sito, dopo le prime ´sgambature´ fu scartato (si dice per via delle due curve, considerate troppo strette); la location finalmente trovò luogo nella spianata di Tor di Valle, già strutturata per la fase di costruzione dell'ippodromo di trotto, poi inaugurato nel 1960, in concomitanza alle Olimpiadi di Roma.
In questa situazione di caos indescrivibile trovò la morte il produttore Sam Zimbalist (pagato dalla M-G-M un milione di dollari), stroncato da infarto, probabilmente a causa dallo stress emotivo portato dai continui accadimenti.

La corsa delle quadrighe è la sequenza più famosa della storia del cinema; 31 minuti senza interruzione, comprese sfilata dei carri e premiazione e 12 minuti la corsa dalla partenza all'arrivo, questa senza musica (solo effetti sonori) che per una scena d'azione costituisce un caso unico oltre il record per la durata. Occorsero tre mesi di tempo per completarla e all'inizio sorse un altro problema, occorrevano quattro purosangue totalmente bianchi e in Italia non esistevano. Dopo frenetiche ricerche, che fecero perdere altro tempo, i cavalli furono individuati dallo zoologo Angelo Lombardi in Cecoslovacchia e da qui fatti arrivare via treno.
Finalmente iniziarono le riprese. Wyler, molto esigente con i responsabili addizionali della fotografia (Harold E. Wellman e Piero Portalupi, sotto direttiva del grande Robert Surtees), pretese inquadrature da tutti i settori possibili dell'arena, dall'alto, dal basso e in linea d'aria (ma nessuno spiegò mai dove furono fissate le telecamere che riprendevano le ruote dei carri infilate una nell'altra). Il regista voleva immagini dense di crudo realismo. Per la prima volta in un film si iniziano ad intravedere effetti truculenti, come sangue, braccia e gambe mozzate, scene fino allora considerate off-limits dalla ferrea censura americana in generale e dalla "pia" Metro-Goldwyn-Mayer in particolare.
La sequenza della caduta dalla biga di Charlton Heston, o meglio del suo stuntman Joe Canutt (figlio del regista della II unità Yakima Canutt), è reale; frutto di un vero incidente, che nel suo sviluppo, al limite della tragedia, dava un'impressione visiva notevole, tale che infine fu deciso di inserirla nel film.

La fotografia di Robert Surtees è fantastica e incisiva, sintetizzata tra riprese a campo lungo, lunghissimo ed eccellenti primi piani, con ausilio della penombra nelle scene più drammatiche (vedi il ritorno a casa di Ben Hur, la sequenza a piani del carcere e quella della valle dei lebbrosi). Utilizzato il nuovo sistema M-G-M Camera 65 anamorfico con pellicola da 70 mm., costosissimo (100mila dollari il valore di ogni singola telecamera, una andata totalmente distrutta, travolta da una quadriga), che anticipa Panavision e Vistavision, a breve sostituti dell'ormai obsoleto CinemaScope, con rapporto tra altezza e larghezza delle immagini in 2.76:1, purtroppo penalizzato dalla visione televisiva, quindi anche dall'edizione video, stampata dal formato 35 millimetri.
Per farla breve, Ben-Hur è un film che va gustato nella sua interezza soltanto nelle sale cinematografiche.

L'impianto scenico può apparire sobrio rispetto ad altri kolossal del passato, Quo Vadis, La Tunica, I Dieci Comandamenti, ma ugualmente possente nella ricostruzione ambientale. L'innalzamento dei set di ripresa non è certo paragonabile ai precedenti film targati M-G-M dove, grazie all'apporto del re dell'art direction Cedric Gibbon, ormai deceduto, il contorno era disegnato con novizia di particolari e amalgamato in una sorta di pomposa e magniloquente rappresentazione. Qui, Edward Carfagno, già a Roma nel 1951 per Quo Vadis, supportato da William A. Horning, riesce a creare un tono visivo di stupefacente concretezza, naturalmente agevolato dall'ampio budget messo a disposizione dallo studios e dal vasto numero di materiali, prevalentemente costituiti da sabbia (45mila tonnellate), legname (esteso per oltre un chilometro), stucco (600 tonnellate) e tubature, nel complesso utilizzate per centinaia di chilometri. Le due gigantesche statue poste al centro del circo (una ancora conservata nel museo di Cinecittà, recentemente danneggiata da un'alluvione), non hanno alcun riferimento all'arte classica, frutto soltanto della fantasia degli scenografi.

I costumi di Elizabeth Haffenden, curati nel dettaglio con profonda conoscenza storica, corrispondono in parte alla tradizione secolare della casa produttrice; sfavillanti e di gran lusso. Appare notevole il risalto cromatico scaturito in diverse sequenze, soprattutto di massa, dove la presenza dei 'civili' (in abiti semplici, monocolori) è diversificata con quella dei soldati romani, sempre con mantello rosso acceso e non porpora, che poco accentua il colore, quindi il contrasto.

Tra i nomi italiani, presente anche Mario Soldati, che si occupò della regia per la scena della corsa, assieme al veterano degli stuntman Yakima Canutt, ora coordinatore, Andrew Marton (responsabile delle varie disposizioni marziali dei soldati romani) e Sergio Leone. Senza accrediti figurano attori italiani come Giuliano Gemma, Lando Buzzanca, Marina Berti, Tiberio Mitri e tantissimi altri, dei quali si è persa traccia e in moltissimi casi non fu mai possibile risalire ai rispettivi nomi.
Le voci dei narratori appartengono a Walter Pidgeon per l'edizione originale e Luigi Pavese per quella italiana, nel film anche doppiatore di Finlay Currie.
In tempi recenti, il tecnico italiano Patrizio Corrado ha rielaborato elettronicamente il colore delle immagini.

È il film che detiene il record degli Oscar vinti, 11, a pari merito con Titanic (1997) di James Cameron e Il Signore degli Anelli: Il ritorno del Re (2003) diretto da Peter Jackson.

In definitiva, questo capolavoro della storia del cinema rimane opera immortale. Tutti ne presero esempio e da subito. L'epica colossale fu immediatamente sovvertita e le grandi produzioni che seguirono, Spartacus, Lawrence d'Arabia, Exodus, Cleopatra, Il Dottor Zivago, Guerra e pace, La figlia di Ryan, ecc., presero spunti e chiari riferimenti proprio da Ben-Hur, ad oggi ancora considerato da registi di fama, come George Lucas, Ridley Scott, Spike Lee e molti altri.



Curiosità:
1) La produzione impegnò un budget di circa 16 milioni di dollari (cifra mai affrontata prima per la realizzazione di un film) e incassò oltre 80 milioni dal solo mercato USA, senza contare gli introiti provenienti dai botteghini europeri e sud americani, gli incassi delle innumerevoli riedizioni affrontate a ritmo continuo fino agli anni 2000 in tutto il mondo e i proventi derivati dalla distribuzione video, attivissima, al momento fino al 2013, dai VHS ai moderni DVD in Blue Ray.
2) Il nome dei quattro cavalli del carro di Ben Hur portano nomi di stelle: Aldair, Aldebaran, Antares e Rigel.
3) Nel cast, gli attori americani interpretano personaggi giudei e quelli inglesi i romani. Stessa misura fu usata da Kirk Douglas nel successivo, quasi contemporaneo, Spartacus (1959-1960).
4) Nonostante dia l'impressione di essere stata girata in esterni, la scena della Crocefissione fu filmata in interni, nello studio 5 di Cinecittà, al freddo, senza riscaldamenti, con temperatura intorno ai 10 gradi. Espediente escogitato per creare umidità e, di conseguenza, ´far vedere´ l'alito dei figuranti e attori presenti in studio; questo, per far apparire la scena come fosse girata all'aperto.
5) Lo sfondo usato nei titoli di testa (´Il giudizio universale´) fu riutilizzato nel 1965 per Il tormento e l'estasi di Carol Reed, con Charlton Heston questa volta nel ruolo di Michelangelo.
6) Totalmente priva di fondamento la leggenda metropolitana andata avanti per lunghi decenni, secondo la quale un soldato romano appare con l'orologio al polso. Questa favola fu definitivamente smontata con l'avvento delle VHS e dei successivi DVD, dove fu possibile, esaminando ogni singolo fotogramma, constatare l'insussistenza di tale diceria.
7) Altra invenzione è quella relativa a presunti morti e feriti per incidenti durante la lavorazione del film; nessuno è morto (il soldato romano travolto dalla quadriga è un manichino) e nessuno è rimasto ferito seriamente, al contrario del Ben Hur del 1925, quando effettivamente persero la vita una decina di comparse (diversi annegati durante la battaglia navale) e altrettanti cavalli nella sequenza della corsa.



Colonna sonora



vai alla scheda di Miklòs Ròzsa Senza l'imperiosa colonna sonora di Miklòs Ròzsa, asse trainante del film, Ben-Hur avrebbe riscontrato lo stesso successo? Chi lo sa, ma è quasi obbligatorio chiederselo.
In termini di pura analisi musicale, non è in assoluto la migliore composizione di Ròzsa, anche se detiene il record di un numero incredibile d'incisioni discografiche che a tutt'oggi continuano ad essere proposte. È sicuramente il lavoro più completo e considerato nell'insieme, il punto d'arrivo per il compositore ungherese; il massimo per quando si possa ottenere da una partitura per film. Tre ore di musica, settantaquattro temi, quattro marce, innumerevoli fanfare, oltre un anno di tempo occorsi per completarla. Nel film, soltanto ventisette minuti, su oltre tre ore e mezzo, sono privi di musica e, in particolare, a riferimento nella famosa sequenza della corsa delle bighe, sviluppata senza alcun commento musicale proprio per dare maggior valenza alle immagini trascinate soltanto dagli effetti sonori; caso unico di una scena d'azione senza musica.
Nella pellicola, lo score è talmente protagonista al punto che, in sede di montaggio fu necessario accorciare o addirittura eliminare alcune scene, proprio per dar spazio alle sequenze musicali nella loro interezza. Persino il leone ruggente della MGM appare a fermo immagine, decisione adottata per non sovrapporre e disturbare le note del prologo; primo e solo caso nella storia della Metro Goldwyn Mayer.
La magniloquente processione che accompagna i carri nel giro d'onore nel circo, è un tema già timidamente accennato da Ròzsa in Quo Vadis del 1951 (nella parte finale, all'arrivo di Galba a Roma); qui il compositore lo estende, miscelando fiati e percussioni in un'armonia di suono perfetta e talmente rigida nella struttura da non poter mai sconfinare nella grossolaneria. Marce e fanfare hanno da sempre rappresentato il limite per qualsiasi musicista; ben pochi hanno saputo amministrare le tonalità musicali e renderle credibili senza sfociare nella rozzezza. Il compositore fa riferimento a musica d'epoca in due circostanze; usa melodie ebraiche per realizzare parte dei titoli di testa e il ritorno di Ben Hur in Giudea e musica romana, o meglio greca, nella sequenza del festino in casa di Arrio. Poi la pagina della traversata nel deserto, dove il maestro spinge l'orchestra a dissonanze acute molto vibranti.
Il tema chiave della partitura è quello dei rematori, costruito su un'accelerazione di tempi scanditi da un timpano; ma anche la pagina della Via Crucis è notevole, attraverso una strumentazione di prim'ordine, Ròzsa riesce a rappresentare nella tragicità dell'evento, il "dolore".

Info - Discografia
L'incisione discografica della musica del film ha ottenuto nel corso degli anni un numero sbalorditivo d'incisioni. Vale la pena ricordare solo le migliori. Per i CD: Soundstage, Koch, Sylvia America, London, Naive Pavil (concerto) Prometheus, Varese Sarabande (doppio), Rhino Records (triplo), Aldebaran (triplo), mentre tra gli LP sono raccomandati i marchi RCA e MGM. Ultima uscita nel 2012: 5 CD (comprensivi di adattamenti versione Kloss e Savina) editi dalla FSM.


CD Concerto - Naive Pavil CD Sylvia America CD London
3CD Aldebaran LP MGM 3CD Rhino Records



Original track music: Anno Domini (1.00)
Original track music: Titoli (1.00)
Original track music: Legioni romane (1.00)
Original track music: Conflitto (1.00)
Original track music: Love Theme (1.00)
Original track music: Valerio Grato - Corteo romano (1.00)
Original track music: Schiavi nel deserto (1.00)
Original track music: Gesù (1.00)
Original track music: Forzati ai remi (1.00)
Original track music: Trionfo (1.00)
Original track music: Fanfare - Sfilata dei carri (1.00)
Original track music: Valle dei lebbrosi (1.00)
Original track music: Via Crucis (1.00)
Original track music: Miracolo - Finale (1.00)




Foto Gallery


Oltre il poster, la Gallery comprende un'ampia rassegna fotografica commentata, tratta da alcune tra le più importanti sequenze del film.


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Video Clip


Scena chiave



(La tegola)





Sequenza famosa



(Corsa delle quadrighe)






Frase celebre



(Messala - Ben Hur)






Frase celebre



(Ben Hur - Ponzio Pilato)




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