Rachel Weisz,
Max Minghella,
Oscar Isaac,
Ashraf Barhom,
Michael Lonsdale,
Rupert Evans,
Richard Durden,
Sami Samir,
Manuel Cauchi
Sceneggiatura
Alejandro Amenábar, Mateo Gil
Musica
Dario Marianelli
Fotografia
Xavi Giménez
Alessandria d'Egitto, 391 d.C. In una città dominata dall'Impero Romano ma ormai divisa in quattro fazioni, pagani, laici, ebrei e cristiani, la giovane Ipazia, figlia del filosofo Teone, intrattiene gli studenti attraverso insegnamenti matematici e agnostici. Ma la crescente collettività cristiana prende il potere, distrugge la grande biblioteca, arresta la filosofa e la fa a pezzi.
Kolossal storico in costume, di produzione spagnola a modello hollywoodiano, di stile televisivo, magniloquente nelle forme con scenari grandiosi, costumi, ricostruzioni gigantesche, enorme movimento di massa con ricorso al computer. Piega il resoconto attraverso una narrazione a blocchi, distinta da situazioni che variano tra filosofia, politica, fede e sentimento. Un miscuglio arzigogolato che non centra il problema politico-religioso del tempo, non distingue il carteggio filosofico tra credenza e laicità, prova l'atto di accusa contro i fondamentalismi religiosi con occhiatine al contemporaneo, gestisce e strumentalizza i tempi morti divagando, al solito, tra amori, amorazzi e amorini. Alejandro Amenábar, regista cileno naturalizzato spagnolo, ha una fretta così tremenda nel mostrare il potere sanguinario delle gerarchie ecclesiastiche, che non fa tempo a ricordare che la distruzione della grande biblioteca di Alessandria avvenne 4 secoli prima (dai testi di Plutarco, Svetonio e Appiano), ad opera delle legioni di Giulio Cesare durante l'assedio della città. Tra gli interpreti, Rachel Weisz, bellissima, parla e straparla in un contesto dall'apparenza rigoroso, ma ha comunque modo e tempo per mostrare le chiappe. Costato 50 milioni di euro, presentato fuori concorso al Festival di Cannes nella noiosissima durata originale di 2 ore e 21, accorciata dalla Mikado di 14 minuti per la distribuzione nelle sale. Riconoscimenti artistici secondari e soltanto in Spagna, con il Circolo degli scrittori e il Goya. Approdato nei cinematografi italiani con oltre un anno di ritardo tra molte polemiche, giunte soprattutto dalla Francia attraverso i suoi vescovi, che poco gradivano la presenza in Italia, di riflesso anche Città del Vaticano, di un film che attribuisce stragi e massacri ai monaci cristiani parabalani, guidati dal patriarca Cirillo, precipitosamente innalzato agli onori degli altari per la sua 'lungimirante opera predicatoria e missionaria'. Proibita la visione a Alessandria d'Egitto, per tutelare la minoranza cristiana della città.