Oliver Stone
Colin Farrell, Anthony Hopkins, Angelina Jolie, Christopher Plummer, Val Kilmer, Gary Stretch,Peter Williamson, Jared Leto, Rosario Dawson
Oliver Stone, Christopher Kyle, Laeta Kalogridis
Vangelis
Rodrigo Prieto
Pur di appagare la sua fama e riempirsi di gloria, Alessandro il Macedone (356-323 A.C.) figlio di Filippo detto "il barbaro", riunisce i propri eserciti ed invade l'Asia. L'avanzata è continua e inesorabile; niente può fermarla, nessun'armata è in grado di ostacolarne l'offensiva e chiunque ci provi finisce sterminato. Un assalto lungo 25mila chilometri, ma il mondo ha un suo perimetro.
Dopo 5 anni di ferma (all'infuori di un paio di documentari e un TV-movie) Oliver Stone torna alla regia con un colosso storico proprio del gigantismo hollywoodiano. Grandioso e spettacolare nelle scene di battaglia, ripetitivo e qualunquista nel resoconto storico, inconcludente nel dialogo, scialbo nella caratterizzazione dei personaggi con attori fuori ruolo (Colin Farrell/Alessandro è una macchietta) e noiosamente lungo (circa tre ore), questo primo blockbuster del 2005 europeo - cui seguirà un videogioco - è il film più agognato dal regista, il quale pensava a questo progetto da dieci anni. Nell'esaltazione dell'invincibilità, Oliver Stone dimentica di approfondire la figura di Alessandro nel proprio assetto di ragazzo, diviso tra problematiche socio/politiche di natura incommensurabile e una psicologia interiore molto complessa. Per cui, la sontuosità della figura è oppressa da argomentazioni futili come quella evidenziata nella sua bisessualità, che ai giorni d'oggi non interessa proprio a nessuno. Nella struttura è un film che rifà il verso ai colossi in costume anni '50, ma senza possederne il garbo e privo di quella capacità interpretativa, che al tempo, attori dotati di geniale versatilità riuscivano ad esaltare anche prodotti di un'ingenuità pazzesca. Per far questo il regista di Platoon si è imbarcato in un'impresa da 160 milioni di dollari. Risultato: vuoto nelle sale e disastro assoluto al box-office statunitense, con aggiunta di vere e proprie invettive da parte dai critici più affermati. Fece molto meglio Robert Rossen nel 1956 con Alexander the Great (Alessandro il grande) con, nel ruolo del condottiero, un giovane Richard Burton, quello si, veramente credibile.
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Prologo
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