ANONYMOUS
Drammatico - ING/GER - 2011 - Columbia Pictures/Anonymous Pictures/Centropolis Entertainment



  • Regia
    Roland Emmerich
  • Cast
    Rhys Ifans, Vanessa Redgrave, Rafe Spall, Sebastian Armesto, David Thewlis, Edward Hogg, Xavier Samuel, Sam Reid, Jamie Campbell Bower, Joely Richardson, Robert Emms
  • Sceneggiatura
    John Orloff
  • Musica
    Harald Kloser, Thomas Wanker
  • Fotografia
    Anna Foerster
  • Premi
    Nomination all'Oscar
    Costumi

  • Nell'Inghilterra del XVII secolo, sotto il regno di Elisabetta I, il conte Edward De Vere, della contea di Oxford e fine poeta di corte, non può firmare le sue opere poiché a un nobile non è permesso. Affida così i suoi scritti a un attore generico, tale William Shakespeare.
    Roland Emmerich, padrone assoluto dell'action-movie-fantascientifico-esplosivo, per lo più vacuo (Independence Day, Godzilla, The Day After Tomorrow, 2012), lascia da parte il magniloquente esercizio deflagratorio per cimentarsi nel film storico costruito a modello di indagine retrospettiva. Impeccabile per stile ambientale, ricostruzioni sceniche, costumi, esaltante uso di luci e ombre, coinvolgente e a tratti emozionante per il tono che riesce a trasmettere nelle scene di rappresentazione del teatro elisabettiano. Insulso nel suo resoconto revisionista, che segue la tendenza dell'ultimo decennio, nata attraverso rivisitazioni storiche messe a punto da schiere di buontemponi nullafacenti, tutti presi da progetti banali atti a rivalutare personaggi del passato già ampiamente condannati dallo storicismo classico. In tale spirito d'iniziativa, Caligola, Nerone, Gengis Khan, Napoleone e persino Adolph Hitler (cinematograficamente per mezzo di La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler del 2004, di Bruno Ganz) acquisiscono oggi nuovo valore introspettivo; non pazzi, alienati e assetati di potere, ma uomini dal cuore d'oro e ricchi di sensibilità. Qui è la volta di Wiliam Shakespeare, trasformato nel film in un impostore, anche un po' rincoglionito. A Emmerich non importa nulla di Shakespeare e delle sue opere se ne infischia altamente. In un quadro asfittico, tempestato da dialoghi inadatti, il regista prova a mostrare l'indimostrabile; naturalmente non ci riesce ed allora si getta nel risaputo, che emerge appiattito su futili tematiche determinate da contrasti nel mondo teatrale, continuativi intrighi di corte, impulsi carnali, con spazio, immancabile, per qualche cannonata di contorno.

    *****



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