KONG: SKULL ISLAND
Fantasy - USA - 2017 - Warner Bros.-Legendary Entertainment



  • Regia
    Jordan Vogt-Roberts
  • Cast
    Tom Hiddleston, Samuel L. Jackson, Brie Larson, John C. Reilly, John Goodman, Corey Hawkins, John Ortiz, Tian Jing, Toby Kebbell, Jason Mitchell, Shea Whigham, Thomas Mann, Eugene Cordero, Marc Evan Jackson, Will Brittain, Miyavi, Richard Jenkins, Allyn Rachel, Robert Taylor
  • Sceneggiatura
    Dan Gilroy, Max Borenstein, Derek Connolly
    (dal soggetto di John Gatins)
  • Musica
    Henry Jackman
  • Fotografia
    Larry Fong

  • Alla ricerca di un'isola sperduta nell'Oceano Pacifico, folto gruppo composto da avventurieri, scienziati, soldati e semplici guardoni, partono e raggiungono la meta. Una volta a terra, scoprono un mondo popolato da gente pericolosa e animali preistorici cattivissimi, tutti dominati da Kong, enorme scimmia che detta legge sull'isola. Scatta il piano di sopravvivenza unito all'urgenza di un rapido ritorno a casa.
    Ambientato agli inizi degli anni '70, al termine della guerra in Vietnam, ennesimo blockbuster realizzato in funzione della scimmia immaginaria, ispirato da una combinazione miscelata tra
    King Kong del 1933 (capolavoro assoluto), Godzilla, Mosura e altri mostri del genere e secondo film, dopo la versione del 1976, ad avere una trama differente dall'originale, privo di personaggi come Ann Darrow, Carl Denham e Jack Driscoll. Una carnevalata coi fiocchi. Tambureggiante esibizione di trucchi speciali visivi, passerella di inguardabili interpreti, rassegna continuativa di primi piani, riprese aeree, campi lunghi e lunghissimi, esplosioni al napalm, fuoco, fiamme e mitragliate, il tutto per rappresentare il vacuo, il non senso, la ripetitività obbligatoria connaturale in questi prodotti commerciali fabbricati esclusivamente in funzione di una grande resa economica. Di cinema vero c'è ben poco; tutta l'attenzione è concentrata sui movimenti dello scimmione, alto 36 metri e 6 centimetri, 11 in più del King Kong (2005) di Peter Jackson, ma assai lontano dal pupazzone-recordman di 45 metri presente in Il trionfo di King Kong (1962) del giapponese Ishirô Honda. Per fare un buon film non occorre addentrarsi nella sgargianteria, nella maestosità dell'immagine o in eoliche divinizzazioni stilistiche; serve altro.

    *****



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