LETTERE DA IWO JIMA
Letters from Iwo Jima - Guerra - USA - 2006 - Warner Bros./DreamWorks/Amblin



  • Regia
    Clint Eastwood
  • Cast
    Ken Watanabe, Kazunari Ninomiya, Tsuyoshi Ihara, Ryo Kase, Shido Nakamura, Hiroshi Watanabe, Takumi Bando, Yuki Matsuzaki, Takashi Yamaguchi, Eijiro Ozaki, Nae Yuuki
  • Sceneggiatura
    Iris Yamashita
    (dal soggetto di Iris Yamashita e Paul Haggis e dalle testimonianze scritte del Gen. Tadamichi Kuribayashi)
  • Musica
    Kyle Eastwood e Michael Stevens
  • Fotografia
    Tom Stern
  • Premi
    Premio Oscar
    Suono
    Nomination all'Oscar
    Film, Regia, Soggetto e sceneggiatura, Effetti sonori

  • Durante la battaglia di Iwo Jima, nella Seconda Guerra Mondiale, l'esercito giapponese preferisce scavare tunnel che trincerare le spiagge nell'attesa del massiccio attacco americano.
    Secondo capitolo eastwoodiano dopo la sintesi americana di Flags of Our Fathers. Qui la spiegazione degli eventi è narrata "dal punto di vista nipponico", guardato attraverso gli occhi dei soldati al fronte e ricavato da testimonianze scritte; tra queste, quella del generale giapponese Tadamichi Kuribayashi. E' un gran film sui valori e sul ritratto dell'uomo, ad ampio respiro con congiunzioni poetiche e filosofiche collegate a rattristanti espressioni umanistiche, che tendono a riferire il vero stato d'animo di chi, impossibilitato a cambiare i destini ineluttabili, assiste impotente alla disgregazione degli ideali, delle proprie emozioni e persino, in alcuni casi, dell'amor di patria, perché la logica della guerra annessa al recrudescente aspetto della violenza, cancella ogni forma di sentimentalismo. Oltre che nell'interiorità del concetto basato sulla profonda disamina dei personaggi, è un lavoro d'impronta tecnica notevole accompagnato dalle musiche ovattate di Kyle Eastwood, figlio di Clint. Rispetto al primo episodio c'è poco ricorso al flashback, le riprese a tutto campo determinano i picchi della spettacolarità collegata ad una sapiente opera di montaggio. Non può esimersi nel mostrare le scene di guerra perché il genere lo richiede, ma sa contenersi senza mai fuoriuscire dal significato centrale che non è dettato dall'esibizione bellica, bensì dalla manifestazione di un pensiero.

    *****



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