LO HOBBIT - LA BATTAGLIA DELLE CINQUE ARMATE
The Hobbit: The Battle of the Five Armies - Fantasy - USA-N. ZEL. - 2014 - Metro-Goldwyn-Mayer/New Line Cinema/WingNut/3Foot7



  • Regia
    Peter Jackson
  • Cast
    Lee Pace, Evangeline Lilly, Benedict Cumberbatch, Richard Armitage, Luke Evans, Orlando Bloom, Martin Freeman, Cate Blanchett, Manu Bennett, Ian McKellen, Aidan Turner, Christopher Lee, Hugo Weaving, James Nesbitt, Graham McTavish, Dean O'Gorman, Billy Connolly, Mikael Persbrandt, Stephen Fry, Ken Stott, Ian Holm
  • Sceneggiatura
    Peter Jackson, Guillermo del Toro, Fran Walsh, Philippa Boyens
    (dal romanzo di J.R.R. Tolkien)
  • Musica
    Howard Shore
  • Fotografia
    Andrew Lesnie

  • Thorin, dopo aver sconfitto il drago Smaug, con conseguente conquista del suo regno, teme di perdere tutto. E mentre il Signore Oscuro fa ritorno nella Terra di Mezzo, cinque enormi armate si preparano al conflitto.
    A conti fatti, la seconda trilogia di Tolkien, dopo l'apoteosi della precedente "Il Signore degli anelli", sempre diretta da Peter Jackson, il risultato o, meglio, la differenza tra le due saghe appare netta. Se nella prima, il testo originale è rispettato ed espressivamente raffigurato grazie alle nuove tecnologie digitali e una sceneggiatura che tiene in primo piano l'ideologia tolkeniana a riguardo della componente o, del personaggio marginale che acquisisce valore, il terzo e ultimo capitolo di Lo Hobbit si manifesta soltanto come vero assunto di guerra, manipolato dall'introduzione di nuovi personaggi, assenti nel libro, inventati da uno script costruito a ritmo furibondo. La logica della ripetitività prevale su tutto; l'inventiva affievolisce la storia e l'accartoccia nel segno di una presunta epica monumentale, concentrata esclusivamente nel dualismo, quindi nell'interminabile scontro tra popoli e potere. 144 minuti di un noiosissimo quadro che cambia scenari ma non sostanza, dove tutto è concatenato da una serie di eventi che portano a inevitabili battaglie, lunghe, asfissianti, alcune nel segno del ridicolo, tutte appoggiate all'enorme uso degli effetti speciali, che di fatto giustificano l'eccessiva lunghezza del film. Nel tiepido contorno, inserite banali storielle d'amore infracidite da sentimentalismi da bettola. Il titolo iniziale, 'There and Back Again' ('Andata e ritorno'), fu cambiato in corsa con l'attuale, probabilmente per paura di far confondere il film con un treno per pendolari.

    *****



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    (Attacco Smaug)


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