Michael Radford
Al Pacino, Jeremy Irons, Joseph Fiennes, Lynn Collins, John Sessions, Allan Corduner, Zuleikha Robinson
Michael Radford
(dal testo di William Shakespeare)
Jocelyn Pook
Benoît Delhomme
Repubblica Veneziana: 1600. Per soddisfare le richieste di un nobile suo amico, il mercante di Venezia chiede un prestito ad un usuraio ebreo, il quale, per vendicarsi delle umiliazioni subite, pone come interesse non il denaro ma una porzione di carne tagliata dal corpo vivo del debitore, semmai questo non potrà onorare la restituzione.
Uno Shakespeare senza difetti in film dal quale Michael Radford non ha potuto esimere l'aspetto teatrale. Il regista, nonché sceneggiatore, mai convinto della validità filmica delle opere shakespeariane, voleva inizialmente un film avvenirista, ma alla fine tratta il dramma nella funzione cinematografica classica, tentando di agganciare la forma letteraria ad una chiave di lettura moderna; ma non ci riesce, ritrovandosi tra le mani il classico film in costume, d'altri tempi, affatto revisionista, mastodontico e commerciale, con un grande Al Pacino a guida di un cast di lusso. Manifesta in senso figurato sentimento e passione, evidenzia nell'uomo l'asse rotante dell'universo rilevandolo negli elementi storici intramontabili (la persecuzione ebraica) e quelli presenti nella natura umana (tradimento, onore, vendetta). Rimarca enfaticamente il tema dell'amicizia affibbiandolo in eccessiva simmetria al valore della fedeltà, con vaghi accenni sull'omosessualità e sul non facile rapporto tra genitori e figli, concedendosi troppo su amori e infatuazione. Ad ogni modo, trae dal fatuo una superba sequenza finale, quella del tribunale. In sintesi è un calderone d'amori e amorazzi, situazioni contingenti, drammaturgia e teatralità.
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Prologo
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