POMPEI
Pompeii - Storico - USA-GER-CAN - 2014 - FilmDistrict/Constantin Film Produktion/Don Carmody Productions/Impact Pictures



  • Regia
    Paul W.S. Anderson
  • Cast
    Kit Harington, Emily Browning, Dylan Schombing, Jean-Francois Lachapelle, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Rebecca Eady, Kiefer Sutherland, Sasha Roiz, Jean Frenette, Joe Pingue, Currie Graham, Maxime Savaria, Ron Kennell, Tom Bishop Sr., Jessica Lucas, Carrie-Anne Moss, Jared Harris, Dalmar Abuzeid, Emmanuel Kabongo
  • Sceneggiatura
    Janet Scott Batchler, Lee Batchler, Julian Fellowes, Michael Robert Johnson
  • Musica
    Clinton Shorter
  • Fotografia
    Glen MacPherson

  • A Pompei, nel 79 d.C. lo schiavo Milo combatte da gladiatore nell'arena per arricchire ancor più il suo padrone. Ama Cassia, promessa sposa a un nobile di Roma. Il combattente la vuole tutta per se e anche la bambolina vuole lui tutto per lei, ma quando arriva l'eruzione del Vesuvio la priorità, per tutti, è salvare le chiappe.
    Il lunghissimo filone degli historical-roman-movie anni '50, che salvarono dalla bancarotta gli studios hollywoodiani grazie alle tecniche del CinemaScope e del Technicolor, torna a galla negli anni 2000 attraverso una serie di film, tutti inutili ed effimeri, ma capaci di inchiodare lo spettatore alla poltrona in virtù del fascino creato dai nuovissimi, appariscenti, fragorosi effetti speciali, in versioni spesso accompagnate dal metodo 3D. Questo Pompei, di Paul W.S. Anderson, regista inglese di vari Mortal Kombat e Resident Evil, nonché autore di altre ignominie tipo Alien vs. Predator e Death Race, si allinea ad altri prodotti di analogo genere e, al guinzaglio, segue le logiche del mercato cinematografico contemporaneo. Costruito sul nulla, storicamente inattendibile, strizza l'occhietto al disaster-movie e si mostra come vero spettacolo di fuochi artificiali, circondato da personaggi inventati, cupi, introversi e muscolari, che passano il tempo tra rabbiosi combattimenti nell'arena, voglie di vendetta, bramosie di libertà negate. Tutto già visto e risaputo, per una vicenda presumibile e prevedibile, divisa in due parti, tra giochi circensi ed eruzione del Vesuvio, con al centro una storiella d'amore, buttata dentro a calci nel sedere per colmare i tempi morti di una storia senza senso. La scena dell'eruzione del Vesuvio, che assomiglia più all'Everest che non al vulcano partenopeo, fa un baffo a qualsiasi big bang o fasi di future apocalissi, irrobustita da esplosioni semi-atomiche, improvvise formazioni di abissi, tsunami, piogge di fuoco, emissioni di gas letali, terremoti continuativi, colate laviche a iosa, ceneri infuocate che viaggiano a mò di proiettili alla velocità della luce. Il banalismo dei film storici degli anni '50, dove tutto era improntato sulla verosimiglianza tra impero romano e nazifascismo, sembra non aver insegnato nulla. A distanza di 60 anni, Hollywood continua a far ridere il mondo, con i romani, rigorosamente vestiti di nero, che salutano a braccio teso e i gladiatori, qui la novità più ridicola, che rispondono con il pugno chiuso. Il carosello dell'assurdo continua con la pacchianata scenografica: il simbolo di Roma (la lupa capitolina) è sostituito da una fitta schiera di aquile (nell'antichità, l'aquila era emblema di una sola legione, non certo di Roma, la decima, quella di Giulio Cesare, come tutti gli animali predatori erano simboli delle altre legioni), con aggiunta di fasci littori incrociati, di color oro, naturalmente posti su vessilli a sfondo nero. Ci sono 153 stuntman accreditati, 162 tecnici agli effetti speciali, i dialoghi fanno spavento e gli attori pena, con il protagonista, Kit Harington, che non recita, ma mostra i denti e ringhia di brutto. Accompagnato dal Accompagnato dal mockbuster Apocalypse Pompeii, di Ben Demaree, non meno vergognoso di questo, filmato per il mercato video, trasmesso in Italia dal circuto delle pay-tv di Sky con un doppiaggio italiano da far rabbrividere un pinguino.

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