Pur di accaparrarsi il trono d'Egitto ed eliminare il fratello Tolomeo, vero erede della dinastia, Cleopatra non ci pensa due volte a far le fusa a Pompeo. Ma quando arriva Giulio Cesare, si tuffa a pesce tra le braccia del pił forte, il quale se la coccola alla grande.
I puplum italiani anni '50 e '60 non usavano mezzi termini pur di facilitare la narrazione attraverso canoni dettati dai soliti intrighi di palazzo e lotte per il potere, con aggiunta del metodo fisso di sfasciare la storia in funzione di presunte spettacolarità, in sostanza inesistenti. Questa vergogna non è dissimile da altri prodotti affini, dove tutto ruota attorno a personaggi di gesso, molti inventati, altri prefabbricati, che se la danno di santa ragione tra colonne di cartapesta e in radure dimenticate da Dio. Cast variegato: la francese Pascale Petit fa Cleopatra con piglio sexy, Rick Battaglia si esercita da duro, Corrado Pani chiede comprensione, il vecchio Akim Tamiroff, in arrivo da Hollywood, se la gioca con il connazionale Gordon Scott, ex Tarzan americano, nel periodo attivissimo a Cinecittà
interprete di vari Ercole, Maciste e Golia. Dirige Piero Pierotti, specialista del cinema in costume casereccio, affiancato dall'ucraino Viktor Tourjansky, anche lui abbastanza noto in Italia per aver diretto altre cavolate del genere, spesso conosciuto con lo pseudo Arnaldo Genoino, qui alla sua ultima regia.