WAR HORSE
Guerra - USA - 2011 - DreamWorks/Touchstone/Reliance/Amblin/Kennedy & Marshall Company



  • Regia
    Steven Spielberg
  • Cast
    Jeremy Irvine, Peter Mullan, Emily Watson, Niels Arestrup, David Thewlis, Tom Hiddleston, Benedict Cumberbatch, Celine Buckens, Toby Kebbell, Patrick Kennedy, Leonard Carow, David Kross, Matt Milne, Robert Emms
  • Sceneggiatura
    Lee Hall, Richard Curtis
    (dal romanzo di Michael Morpurgo)
  • Musica
    John Williams
  • Fotografia
    Janusz Kaminski
  • Premi
    Nomination all'Oscar
    Film - Musica - Fotografia - Scenografia & Arredamento - Suono - Montaggio del suono

  • Quando la Prima Guerra Mondiale accende la bagarre, famiglia di contadini, per ragioni economiche, è costretta a privarsi del cavallo da tiro, richiesto dall'esercito per impinguare le forze di cavalleria. Il ragazzo che al tempo lo allevò, si arruola nella speranza di ritrovarlo.
    Hollywood, dopo i tempi andati dello scimpanzé Jiggs, alias Cita (Cheeta), la scimmia di numerosi film di Tarzan interpretati da Johnny Weissmuller, Rin Tin Tin e Lassie, i cartoon della Disney e i pupazzoni alla King Kong, torna alle origini con l'impiego dell'animale-attore e inaugura il 2012 con il cane Uggie di The Artist (vincitore della prima edizione del Golden Collar Award) e il doberman di Hugo Cabret (anche lui nominato al Golden Collar). Qui è la volta di Joey, cavallo protagonista in quest'ultimo lavoro di Spielberg, che fa un kolossal di guerra post-natalizio, un po' superficiale, accentuato da simbolismi allacciati in pratiche roboanti, nell'insieme sonnolento, dispersivo, enfaticamente sviluppato su concetti di lealtà, affetto e speranza, che variano tra assunti domestici e il fine segmento che separa il patriottismo dal rifiuto della guerra. Si riaccende negli ultimi 20 minuti (delle 2 ore e 25 di durata), quando l'attenzione di concentra sulle galoppate del cavallone che da solo salta da una trincea all'altra, come a mettere segno sulla frantumazione dell'ideale bellico. Tecnicamente perfetto proprio dello stile spilberghiano, con notevole impianto scenografico e fragorose scene di massa, è un film che fa epica di contorno al classico melò familiare ricco di buoni sentimenti. Il regista prova a rintracciare la formula della "semplicità narrativa", propria del cinema americano anni '50, tuttavia senza riuscirci, tradito dal meccanismo filmico contemporaneo, oggi assolutamente inaccostabile a quello di un tempo. Tratto dal romanzo per bambini di Michael Morpurgo, pubblicato nel 1982, tradotto in Italia dalla Rizzoli solo nel 2012 e già portato in teatro attraverso una versione animata.

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