IL DELITTO DI GIOVANNI EPISCOPO
Anno: 1947 Produzione: Lux Film - Pao Film
Regia:
Alberto Lattuada
Sceneggiatura:
(dal romanzo di Gabriele D'Annunzio)
Alberto Lattuada Suso Cecchi d'Amico
Aldo Fabrizi
Federico Fellini
Piero Tellini
Fotografia: Aldo Tonti
Musica: Felice Lattuada
Cast:
Aldo Fabrizi
Roldano Lupi
Yvonne Sanson
Ave Ninchi
Nando Bruno
Alberto Sordi
Francesco De Marco
Amedeo Fabrizi
Lia Grani
Maria Gonnelli
Gino Cavalieri
Gian Luca Cortese
Folco Lulli
Diego Calcagno
Mario Perrone
Gilberto Severi
Galeazzo Benti
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Mite impiegato, debole di carattere, dopo aver sposato una donna di male affare, si fa sottomettere da un losco avventuriero, compare della moglie, che continuativamente lo perseguita. Decide di lasciar correre fin quando, stanco di subire prepotenze, medita vendetta.
Il pregio, ma in taluni casi, anche il difetto, di questi film italiani dell'immediato dopoguerra sta nella scrittura delle storie, dove lo script è redatto da un vero esercito di sceneggiatori, il più delle volte di differente estrazione culturale, se non ideologica, con risultati, pur espressi con viva forza del sentimento, spesso non aderenti al progetto iniziale. In questo caso, il quintetto Lattuada-Cecchi D'Amico-Tellini-Fellini-Fabrizi, segue la logica del romanzo giovanile (del 1881) di Gabriele D'Annunzio, lo intensifica, ammoderna e infine trova accordo su tutto: dall'impostazione, alla messa in scena, alle tematiche pessimiste espresse nel conflitto tra il buono e il maligno; in questo caso dell'uomo fragile che ha smarrito la dignità, ingannato dalla donna che ama e sottomesso dal falso amico malvagio. Disperata caduta all'inferi di un individuo umiliato, incapace di reagire. Le evenienze negative e i soprusi lo portano a toccare il fondo di un vortice colmo di iniquità, ma la grande e latente forza d'animo, gli consente di superare le prove più tremende per poi farlo ripartire alla ricerca di se stesso, attraverso una sete di giustizia (personale) che infine sfocia nella legittima riabilitazione. Melodramma realista a tinte nere, con attenta direzione degli interpreti, tra i quali spicca la sofferta prova di Aldo Fabrizi, in uno dei rari personaggi tragici da lui interpretati in carriera. Lattuada, prova a divincolarsi dal neorealismo, ma deve fare i conti con gli elementi cardine della corrente cinematografica post-bellica. Notevole ricostruzione scenografica della Roma fine ottocento.
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