IO SONO UN EVASO
I Am a Fugitive from a Chain Gang
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Reduce della prima guerra mondiale, seppur innocente, è arrestato e rinchiuso in un penitenziario a regime duro. Evade e sconfina in un altro stato; si fa una posizione e poi denuncia il sistema inumano del regime carcerario, provocando uno scandalo senza precedenti. Prima perdonato e poi tradito, è nuovamente arrestato e trattato peggio di prima. Fugge per la seconda volta, non viene ripreso ma è costretto a vivere di furti.
Primo sonoro carcerario a modello di denuncia sui metodi brutali in atto nelle prigioni americane. Eccellente interpretazione di Paul Muni in un film energico, dal celere montaggio, con dialoghi crudi e innovativi per l'epoca. Titolo originale poetico, che riassume le sempre taciute discrepanze tra realtà metropolitana e perbenismo di facciata. Memorabile finale, quando il protagonista, fissando la cinepresa, urla il suo disprezzo verso la società rea di averlo ridotto ladro. Curioso intervento della censura con diversi tagli nella scena della fustigazione del condannato; il regolamento dell'epoca prevedeva, per questi tipi di sequenze, che le staffilate si potevano vedere ma senza far udire i colpi o, al contrario, far ascoltare l'impatto senza mostrare la frusta. In questo caso, non c'è nulla di questo; non il viso del condannato e nemmeno i colpi subiti, ma vengono mostrati i volti esterefatti di altri galeotti che assistono alla punizione e, in sottofondo, il rumore della frusta. Quindi, tutto in regola, ma la censura decise di tagliare ugualmente, provocando furibonde reazioni da parte dello Studios, regista e produttore del film; ma a nulla valsero le leggittime proteste.