BOOMERANG - L'ARMA CHE UCCIDE
Boomerang!
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Quando un sacerdote è assassinato per strada e per l'omicidio viene arrestato un uomo la cui colpevolezza è più derivata dalla tensione dell'opinione pubblica piuttosto che dalla prove reali, giudice istruttore è costretto ad incriminarlo, ma poi, nel corso del dibattimento si autoconvince della sua innocenza e lo lascia libero.
Thriller giudiziario dove non è presente il livello d'angoscia derivato da immagini cariche di pathos, ma ugualmente possente per la veridicità dei risvolti collettivi, per le implicazioni di carattere politico e, soprattutto, per l'ampio respiro di coscienza e libertà, da dove emerge l'ambiguo rapporto presente su chi deve sentenziare in base alle prove o alle convinzioni personali. Filmato a livello di puro resoconto da un fatto di cronaca realmente accaduto, si può ammirare per la superba messa in scena e per l'ottima esibizione di un cast di prim'ordine. E' stato il primo successo di Elia Kazan, qui alla sua terza regia. Non si capirà mai per quale motivo la distribuzione italiana abbia allungato il titolo con "L'arma che uccide"; probabilmente - e solo per motivi di cassa - si voleva far recepire al pubblico che Boomerang era un'arma in mano ad un assassino, ignorando falsamente il significato metaforico che intendeva il termine, solo come forma astratta di un contesto sociale, come ne fa testo il punto esclamativo finale nell'esatta corrispondenza all'intestazione dell'articolo giornalistico di Anthony Abbott da cui fu ricavato il titolo originale.