Rimasta sola e paralitica per via di un incidente automobilistico, vedova sprofonda nella depressione, convinta che la responsabilità della morte del marito, caduto in guerra, sia opera dei suoi compagni d'armi dei quali conosce i nomi ma non li ha mai visti. Ricoverata in ospedale, finisce sotto cura di giornalista alcolizzato che si fa passare per psicologo, al tempo uno dei commilitoni del consorte. Per guarirla, mente.
Uno dei tanti drammi post-bellici, distribuiti da Hollywood nell'immediato dopoguerra, inerenti a situazioni legate a malattie psichiatriche derivanti da turbe causate dal conflitto. Il soggetto centra l'attenzione sulla psiche e scava nei meandri della mente in cerca di risposte che non arrivano. Poi, chiude la storia a modello di metafora, dove emerge chiaro il messaggio: chi esiste appartiene alla realtà, tangibile elemento che cancella l'esigenza di vivere del passato. Buon cast, con Rosalind Russell in funzione altamente drammatica e Melvyn Douglas, nella sua, forse, migliore e sofferta interpretazione in carriera.
USA - 1947
Regia
Henry Levin
Sceneggiatura
Louella MacFarlane
Allen Rivkin
Devery Freeman dal soggetto di Lenore J. Coffee Fotografia
Joseph Walker Musica
George Duning Cast
Rosalind Russell
Melvyn Douglas
Sid Caesar
Betsy Blair
Nina Foch