Dopo aver assassinato un giudice di pace, infermiera si presta alle cure di un'anziana paralitica che vive in casa assieme al nipote. Instaura una fosca relazione con il giovane, ma la sorella del ragazzo, che conosce i precedenti della donna, mette in guardia il fratello, ben conscia che l'intento della donna è di uccidere tutti per appropriarsi di una eredità miliardaria.
Dopo il periodo alla Columbia, il regista William Castle si specializzò nell'horror-mystery di valenza macabra, divenendo in breve, attraverso il proprio studio indipendente, autentico mattatore del thriller di serie b. Questo, è tra i suoi più famosi; nel modello valido plagio di
Psyco (1960, di Alfred Hitchcock) pur diverso nel contenuto, si articola attraverso una trama complessa, portata avanti tra guizzi ironici e scene raccapriccianti, fino all'epilogo finale, costruito sul colpo di scena che spiazza e annichilisce. Di ambientazione barocca, centrato sulla figura di una donna spietata e sui temi della doppia personalità e del travestimento, il film è un reale esercizio di suspense, generato con il solo scopo di incutere spavento allo spettatore. Il cast, di minima, non influenza granché; non sono le caratterizzazioni a tenere alta la tensione, ma l'intero complesso, articolato nell'agitazione continua, ben guidato da alcune trovate registiche degne di nota; tra queste, la pugnalata nella scena del delitto sanguinoso, inusuale per l'epoca e il conto alla rovescia che precede la scena chiave, accompagnato da una voce off e scandito attraverso il battito cardiaco. William Castle si presenta nel prologo alla maniera hitchcockiana con vari slogan e avviso al pubblico, se terrorizzato, di uscire immediatamente dalla sala, con possibilità di recarsi alla cassa per il rimborso del biglietto. Arrivato nelle sale italiane nel 1964, con divieto di visione imposto ai minori di sedici anni.