Giocatore di biliardo, assieme al socio, passa da città in città sempre nel tentativo di misurarsi con il più forte. Quando incontra Minnesota Fats, capisce d'essere imbattibile, ma perde; e oltre il denaro anche la dignità, mettendosi al servizio di un bookmaker locale. Col tempo ritrova se stesso e , una volta svincolatosi dai legami malavitosi, affronta nuovamente il rivale e lo annienta.
Più che un dramma è un tragico poema, incentrato sul gioco d'azzardo, demone radicato nella cultura anglosassone, rappresentato come forma avvilente della natura umana. Il film non vuole essere una condanna, ma un estremo atto di pietà verso un mondo fittizio, senza spazio per il sentimento, dominato dal leggendario a sua volta piegato dal venale, dagli interessi personali, quindi dal denaro. La descrizione dell'ambiente biliardistico è perfetta, tra fumi e alcol, in atmosfera reale e sempre periferica. Personaggi leggendari, nella loro crudezza o bonarietà interiore. Ma il motore fondamentale di questo cult-movie intramontabile è senza dubbio rappresentato dal dialogo, secco, squadrato, mai enfatico e dalla strabiliante interpretazione dei quattro attori principali. Rifatto, sempre con Paul Newman, da Martin Scorsese nel 1986 attraverso Il colore dei soldi, che, al confronto di questo, non gli vale un'unghia.