PROVIDENCE
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Noto scrittore, prossimo ottantenne, dalla vita costellata da molteplici mancanze, vive una notte tormentata dai sensi di colpa e, a proprio uso, cerca di addossare i suoi errori ai propri figli. Quando la mattina seguente, i due figli lo raggiungono per festeggiare il suo settantottesimo compleanno, egli si rende conto quando i due giovani siano onesti e moralmente integri. Non può far altro che accettarsi come tale e unico perdente.
Alain Resnais, il più intellettuale regista francese (e non solo), in un esercizio di stile, probabilmente per lui anche divertente, riesce nell'impresa di mostrare il lato subdolo della coscienza umana per mezzo di una visione particolareggiata di confronto tra realtà oggettiva e la sfera dei ricordi amministrata nell'angoscia. Si scava attraverso un inglorioso passato per tentare di reprimere un presente tormentato e il solo sistema per placare i virgulti della mente si mostra attraverso la manipolazione del sogno. Film onirico, drammatico e al tempo stesso fantasioso; per molte attinenze un neo-noir di efficace eleganza, esuberante nei riferimenti, complesso nella sua disarticolata narrazione irta di ostacoli (impegnativa al punto che occorre seguire attentamente ogni minima sequenza), costruita sui binari di una doppia fase parallela, dove i personaggi si muovono e si alternano tra funzione immaginaria e realtà tangibile. Quartetto di attori formidabili, grande fluidità d'immagine con uso panoramico di ripresa a 360º, non usuale nel cinema. Pioggia di premi César, l'Oscar francese. Sceneggiato da David Mercer, dura 2 ore e 30 minuti. Imponente score musicale di Miklós Rózsa.

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