Convinto dei traffici illeciti compiuti in sede di processi da un noto procuratore distrettuale, che non perde mai una causa, giovane giornalista si fa volontariamente arrestare e processare per l'omicidio di una prostituta da lui non commesso. Con l'aiuto di un suo amico filma l'evidenza reale per poi presentare il video come prova davanti ai giudici e smascherare così il procuratore, che nel frattempo ha costruito false prove per incastrarlo. Ma l'amico è ucciso in un agguato, il video sparisce e lui è condannato alla pena di morte.
Remake di L'alibi era perfetto, noir di Fritz Lang del 1956 sceneggiato da Douglas Morrow, qui rifatto in un imbarazzante film di cadenza giudiziaria ammassato su scene d'azione e personaggi legnosi, nel quale il principio fondamentale della giurisprudenza di legittimità, "oltre ogni ragionevole dubbio", è servito sul piatto dell'autolesionismo premeditato, che è poi fulcro dell'intera vicenda. Malgrado non manchi di ritmo, con suspance misurata in un crescendo vertiginoso, è un legal-movie di natura disordinata, poco credibile in una trama banale che si riscatta soltanto nel colpo di scena finale. Peter Hyams, regista di fantascienza, rimane ancorato ai suoi schemi fantasy e propone il tema della corruzione in misure improponibili, attestato in una logica che a tutti i costi vuole apparire come consueto metodo di indagine giudiziaria. C'è anche una lettura intimistica scavata in concetti introspettivi di inutile significato. Michael Douglas, nel ruolo del cattivo appare incerto; gli altri non contano.
Regia
Peter Hyams
Sceneggiatura
Peter Hyams dalla sceneggiatura del 1956 di Douglas Morrow Fotografia
Peter Hyams Musica
David Shire Cast
Jesse Metcalfe
Amber Tamblyn
Michael Douglas
Joel Moore
Orlando Jones
Lawrence P. Beron
Sewell Whitney
David Jensen