Il suo vero nome era Hermann Kosterlitz. Henry Koster appartiene a quel gruppo di cineasti europei trasferitisi negli Usa durante gli anni '30 che molto hanno dato al cinema americano, contribuendo non poco all'accellerazione-business industriale di Hollywood. Nativo di Berlino, nipote del noto tenore Julius Salomon, compie gli studi nella sua città, all'Accademia delle Belle Arti e terminati gli obblighi, attratto dal teatro mette a frutto gli insegnamenti e per breve tempo di adopera come scenografo e allestitore. Scrive alcune sceneggiature per il cinema e si impiega come critico e recensore dal 1925 al 1932, anno in cui si trasferisce in Francia per proporsi da regista, ma anche per sfuggire al dilagante insorgere del nazionalismo hitleriano. Lavora in affiancamento al connazionale e già famoso regista Curtis Bernhardt e dopo aver diretto autonomamente, firmandosi con il suo vero nome, nove film di insignificante valore, tra i quali anche uno di produzione italiana (Il diario di una donna amata), nel 1936 si trasferisce negli USA dove, grazie agli auspici del produttore Joe Pasternak, si lega con un contratto alla Universal, nel periodo sull'orlo della bancarotta, e lancia l'attrice Deanna Durbin, che in seguito dirigerà in una decina di altri lavori, tutti caratterizzati nella commedia e nel musical. In questo modo contribuisce, attraverso il buon successo commerciale che ne deriva, a risollevare le finanze dello studios. Legato all'espressionismo tedesco, emerge, con accortezza e armoniosità, il suo particolare talento nel saper proiettare l'austero senso drammatico di una scena, legata all'ideologismo cinematografico tedesco, nell'alveo della commedia, genere da lui preferito. Il controllo meticoloso delle inquadrature, la larghezza delle immagini e l'ottima capacità nel saper dirigere gli interpreti lo accreditano tra i migliori registi del periodo, non di punta ma sicuramente tra quelli più identificabili nel positivo. Nel 1941 interrompe i rapporti con la Universal e dopo un brevissimo periodo alla M-G-M, approda alla 20th Fox, major che gli consegna l'onere (o, per molti, il privilegio) di dirigere La Tunica (1953), primo film della storia del cinema realizzato in CinemaScope, che il regista porta a termine con notevole professionalità, immedesimandosi sia nella storia sia nella tecnica di realizzazione. Primo di questo, raggiunge la popolarità con il suo film più famoso, Harvey (1950) e subito dopo si lancia nel progetto kolossal, assai in vigore nel decennio. Desirée, Il favorito della grande regina, La maja denuda, La storia di Ruth e il bellico Operazione Normandia richiamano in serie un numero impressionante di spettatori, con alti picchi negli incassi. Ma è sempre la commedia a dettar legge nella sua filmografia, sia negli anni '40 (Due sorelle di Boston, La moglie del vescovo, L'ispettore generale), '50 (L'impareggiabile Godfrey, Mia cugina Rachele, Harvey) e '60 (Mr. Hobbs va in vacanza, Erasmo il lentigginoso). Chiude malamente la carriera con Dominique (1966), un flop che comunque non può assolutamente esser misurato con l'abilità registica dimostrata negli anni. Inizialmente sposato a Katherine Kiraly, divorzia per unirsi all'attrice Peggy Moran, dalla quale avrà due figli.
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