Regista ebreo tedesco espatriato prima in Francia e poi negli Stati Uniti, dove ha maggiormente espresso il proprio talento di artista della suspance e creatore di atmosfere sinistre. È stato tra i massimi artefici del noir e dell'horror, dove ha sempre impresso uno stile meccanizzato da forme collaudate e riconducibili a rumori sinistri, giochi di ombre e contrasti, sviluppi narrativi al massimo della tensione concatenati a situazioni anormali e misteriose, uso pressoché continuo del flashback. Studia all'università di Marburg, in Germania e dagli anni '20 lavora alla UFA, dove, nel 1929, realizza il celebre documentario "Menschen am Sonntag", diretto assieme a Edgar Ulmer. Dal 1930 inizia la sua attività di regista, ma tre anni dopo, con l'avvento del nazismo, è costretto ad emigrare in Francia, dove gira una decina di film, tra questi, l'ottimo Il capitano Mollenard (1938). Quando, nel 1940, Hitler invade la Francia, Siodmak è costretto ad un altro espatrio; sceglie gli USA, dove vi rimane per 12 anni. È in questo periodo che il regista mostra le proprie capacità e per tutto il decennio le sue opere manifestano notevole interesse da parte di pubblico e critica. Thriller, horror e ogni genere che riconduca a situazioni drammatiche accentua maggiormente la capacità creativa del regista; ma è nel noir che Siodmak si sente a suo agio come in nessun altro contesto ed è proprio qui che mette a segno i suoi colpi maggiori. Inizia con Volo notturno (1942) e La donna fantasma (1944) per proseguire con Quinto: non ammazzare (1945) e, soprattutto, I gangsters (1946), movie-crime di successo, con l'esordio di Burt Lancaster; film articolato da intrecci narrativi, predominante nella dimensione dei personaggi e nella struttura ambigua della donna fatale, interpretata da una giovanissima Ava Gardner. Con La scala a chiocciola (1946) si rifà il cinema espressionista degli anni '30 e nello stesso anno realizza Lo specchio scuro, altro nero di valore, assai vicino ai massimi capolavori del noir, interpretato in double-face da una convincente Olivia de Havilland. Dopo L'urlo della città (1948), chiude il ciclo nero con un altro film di valore, Doppio gioco (1949). Rimane nel tema drammatico con il fantastico Il grande peccatore (1949), panegirico sul gioco d'azzardo e sul demone interiore che controlla la volontà umana. Nel 1952 filma il suo ultimo lavoro americano con lo spassosissimo Il corsaro dell'isola verde, film d'avventura in costume che è una parodia al genere, giocato sull'esuberanza delle scene e sulle acrobazie del duo Lancaster-Cravat, che già si era fatto notare nell'analogo La leggenda dell'arciere di fuoco (1950) di Jacques Tourner. Rientrato in Europa, in Germania dirige diversi film, però lontani dal fascino narrato nel periodo hollywoodiano. Realizza I topi. poi Ordine segreto del Terzo Reich e L'affare Nina B. che sembrano esprimere una certa vendetta personale contro il nazionalsocialismo che lo costrinse all'esilio. Dopo due scialbi western, I violenti di Rio Bravo e Custer, eroe del west, chiude la carriera con il doppio kolossal La calata dei barbari, mastodontica produzione italo-jugoslava-romena girata in due parti nel 1968 e 1969. Sposato a Bertha Odenheimer. Fratello dello sceneggiatore Curt Siodmak.
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