Durata: 1 ora e 35 minuti (Durata orig.: 1 ora e 38 minuti)
Divieto: Minori di 16 anni
Premi: Esposizione Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (Marcel Carné: nomination Coppa Mussolini)
Regia: Marcel Carné
Cast: Jean Gabin,
Jules Berry,
Arletty,
Mady Berry,
René Génin,
Arthur Devère
Sceneggiatura: Jacques Prévert, Jacques Viot
Fotografia: Philippe Agostini,
André Bac,
Albert Viguier
Musica: Maurice Jaubert
Operaio uccide il rivale in amore di una fioraia. Braccato dalla polizia si nasconde in una soffitta e, mentre studia la maniera per fuggire, nella sua mente riaffiorano i ricordi.
Marcel Carné aderisce nel suo dissolversi allo ´spirito del 1936´, quello che relegò il regista al cosiddetto "realismo poetico" (cartello artistico fondato assieme a Jacques Feyder e Julien Duvivier, cui aderì anche Jean Renoir), incentrato in tre film diretti in rapida successione: Il porto delle nebbie (1938), Albergo Nord (1938) e, appunto, Alba tragica. Il regista francese, qui all'apice della popolarità, restringe il concetto del male in forma severa che non è mai atteggiamento, si lascia andare a una praticità truccata che appare più attendibile del reale e riesce ad imprimere alla narrazione un evoluzione anormale, definita in un tortuoso impianto di flashback, poi punto di riferimento per tutto il cinema noir americano prossimo a venire. Dal suo lento andamento (unico neo del film) emergono il fascino delle forme e la qualità conversatrice, che abbracciano la conflittualità interiore di un uomo, chiuso da rimorsi, cinismo e gelosia, tormentato da una solitudine che appare impotente a fronte della fatalità, quella non piovuta dal cielo ma sorta dal male. Grande merito alla sceneggiatura di Jacques Prévert, poeta del destino contrario, e alla scenografia del trentenne ungherese Alexandre Trauner, amante della ´'vérité du décor´´, sostenitore della tesi secondo la quale ´la cosa più difficile da far vedere nella sua realtà oggettiva attraverso l'impianto scenografico, è la povertà´. Finale memorabile con il suicidio del protagonista, di struttura ampiamente pessimista. Cast, tutto, più che eccellente. Remake americano nel 1947 con La disperata notte, di Anatole Litvak, con Henry Fonda e Vincent Price, buono ma nettamente inferiore.
Lo scandalo
Uscito in Francia nel luglio del 1939, fu subito ritirato e messo al bando a causa della sua natura deprimente e demoralizzante. La censura del tempo impose un taglio di tre minuti relativo alla scena dove Arletty appare nuda; sequenza mai più reinserita, probabilmente persa, si dice, a causa di una volontaria distruzione operata da solerte funzionario militare. In Italia, in concorso alla Esposizione Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia del 1940, arrivò nelle sale soltanto nel 1943, accompagnato da epiteti poco lusinghieri da parte della critica (Il Popolo d'Italia lo definì "…marciume del realismo francese…"), vietato ai minori di 16 anni e con cambio del titolo in La riva del destino, poi tolto e sostituito con l'attuale nel 1947. Per non incorrere nelle ire del Codice Hays, al remake americano, La disperata notte (1947), la produzione stravolse tutto il finale, traslocato in ´tinte liete´, con grande disappunto del regista Anatole Litvak.