Il suo vero nome era Lev Milstein. Regista russo-moldavo trasferitosi in America nel 1919, dopo aver studiato ingegneria in Belgio presso L'Università di Ghent. Tecnico nei livelli di ripresa, non molto originale nella vena creativa, il suo stile si riassume nella qualità visiva che sa esercitare spesso attraverso ricostruzioni scenografiche roboanti e nelle performance degli attori. Acquisita la cittadinanza americana, parte per il fronte europeo nella Grande Guerra e al ritorno in USA è assoldato, dopo aver svolto attività di montatore, dal producer Howard Hughes. Fa il suo esordio alla regia con La parata dei peccatori (1925) e, tre anni dopo, nella seconda edizione degli Academy Awards, vince l'Oscar da regista per Una notte in Arabia , statuetta che ritira una seconda volta nel 1929 per All'Ovest niente di nuovo, film pacifista costruito in una colossale superproduzione che riscontrò grande successo. Negli anni '30 la sua filmografia varia tra commedie e drammi (The Font Page italianizzato ´Prima pagina´, Una notte al castello, Pioggia, Il generale morì all'alba) e nel decennio successivo continua la sua personale proliferazione di commedie e melodrammi con Il ponte dell'amore, Uomini e topi e si offre anche al genere nero (Lo strano amore di Marta Ivers, Arco di trionfo) e al bellico (Okinawa, I prigionieri di Satana). Negli anni '50, caratterizzati dalla routine, offre lavori medio-discreti con Kangarù, Operazione Commandos e l'ennesima trasposizione cinematografica de I miserabili, tratta dal dramma di Victor Hugo. Chiude la carriera con lo spassoso Colpo grosso e il kolossal Gli ammutinati del Bounty, dove subentra al regista Carol Reed licenziato sul set per ordine di Marlon Brando. In precedenza, nel 1959, dirige la squallida romanza di produzione italiana, La vedova X, dal testo di Susan York, con Anna Maria Ferrero e Massimo Serato. Nell'ultimo periodo si dedica alla televisione con risultati altalenanti. Sposato all'attrice Kendall Lee Glaezner, scomparsa nel 1978.
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