Il suo vero nome era Jonas Sternberg. Illuminante regista austriaco legato, professionalmente e non solo, a Marlene Dietrich, da lui scoperta e diretta in sette film girati nello spazio di cinque anni. Ma il nome di Sternberg (il von fu aggiunto dagli americani) non è noto soltanto per questo. Teorico del cinema, creatore di atmosfere, espressionista nell'uso dell'illuminazione, manipolatore di ombre e luci, persegue un individuale percorso stilistico che lo porta ad assemblare, in qualsiasi percorso narrativo presente in ogni genere di film, vene visionarie rigurgitanti emblemi e forme cariche di fasto e pomposità, attraversate da un apparato scenografico che accentua maggiormente una visuale intrisa di pessimismo e languida espressività. Viennese, da famiglia ebrea, cresce nell'indigenza e totale povertà, emigra giovanissimo negli Stati Uniti dove si adopera nei lavori più umili e svariati. Nel periodo fa la spola tra America e vecchio continente; in Francia assimila le prime concezioni filmiche osservando i lavori di Maurice Tourneur e in seguito si adopera da restauratore di pellicole, poi da montatore, fotografo e, tornato negli USA, da assistente alla regia. Nel 1925 dirige il suo primo film, Cacciatori di salvezza, un flop nelle sale, ma stilisticamente film d'avanguardia attentamente considerato dalla critica del tempo. Lavora alla United Artists, sotto la dipendenza di Charlie Chaplin (La donna del mare, 1926) e alla la MGM, dove però il lungo contratto stipulato è presto sciolto consensualmente. Passa alla Paramount e apre la parentesi del giallo-criminale, per certi versi anticipatore del noir classico, e firma lavori di notevole importanza come Le notti di Chicago (1927) e I dannati dell'oceano (1928). Nel 1930, in Germania, realizza il suo film più famoso, L'angelo azzurro (ristampato nello stesso anno in lingua inglese), primo grande successo internazionale del nascente cinema sonoro; un film intarsiato dalla cupezza degli ambienti e delineato nel bizzarro disegno tra integerrima moralità e l'inarrestabile contenimento dei sensi. Prima interpretazione di Marlene Dietrich che, come già accennato, lavorerà con Sternberg in altri sei film americani: Marocco (1930), Disonorata (1931), Shanghai Express e Venere bionda (1932), L'imperatrice Caterina (1934), Capriccio spagnolo (1935). Cessato il sodalizio con la Dietrich (e anche il rapporto sentimentale che li legava), ormai più famosa di lui, stenta a ritrovare i migliori motivi. Si trasferisce ancora una volta in Europa, e in Inghilterra, nel 1937, filma quello che, a detta di tutti, sarebbe poi stato il suo capolavoro assoluto, I, Claudius, di genere storico improntato sulla decadenza dell'impero romano, ma il film non sarà mai terminato per una miriade di ragioni concatenate. L'anno seguente, cade in depressione all'annuncio dell'annessione dell'Austria alla Germania nazista; e guai fisici di natura diversa non gli permettono più di concentrarsi sul lavoro con impegno assoluto. Tornato negli Stati Uniti dirige I misteri di Shanghai (1947) e negli anni '50 L'avventuriero di Macao, questo terminato da Nicholas Ray. Nel 1953, gira L'isola della donna perduta, dove riaffiora il vecchio tema della sensualità, sua ultima importante regia. Dopo quattro anni d'inattività, rientra per il finale di carriera attraverso Il pilota razzo e la bella siberiana. Ricchissimo, ma stufo dell'ambiente cinematografico si ritira, ma è ancora attivo in altri ambienti; insegna cinema all'università di Los Angeles, poi gestisce diverse piantagioni nelle sue vaste tenute e si dedica al collezionismo di cimeli artistici. Nel 1965 scrive un testo a metà strada tra autobiografia e metodica del cinema dal titolo ´Fun in a Chinese Laundry´, opera interessantissima soprattutto per lo sviluppo didattico sulle teorie filmiche; naturalmente, il mai tradotto in italiano. Sposato all'attrice Riza Royce, divorzia per Jean Avette McBride dalla quale si separa presto per convolare in terze nozze con Meri Otis Wilner (un figlio, Nicholas Josef, oggi stimato direttore della fotografia).
|