Titolo originale:
À nous la liberté

Anno:
1931

Nazionalità:
FRA

Produzione:
Films Sonores Tobis

Genere:
Commedia

Durata:
1 ora e 22 minuti - 1 ora e 37 minuti
(durata orig.: 1 ora e 44 minuti)

Divieto:
Film per tutti (Divieto iniz.: minori di 16 anni)

Premi:
Nomination all'Oscar
(Scenografia)
Mostra del Cinema di Venezia
(Premio non ufficiale o menzione come miglior film di intrattenimento)
René Clair   
title screen

Regia:
René Clair

Cast:
Henri Marchand, Raymond Cordy, Rolla France, Paul Ollivier, Jacques Shelly, Germaine Aussey

Sceneggiatura:
René Clair
(dal proprio soggetto)

Fotografia:
Georges Périnal

Musica:
Georges Auric


Due giovani, già compagni di prigionia, si ritrovano dopo molti anni. Uno è capo di una fabbrica di grammofoni, l'altro è operaio nello stesso stabilimento. Tra i due nasce nuovamente l'amicizia, ma quando in fabbrica le cose cominciano ad andar male per via del processo di automazione, la coppia rifiuta lavoro, salario e costrizioni; rigettano l'ordine costituito e si abbandonano al vagabondaggio.
Commedia sbarazzina allacciata all'epopea comico-gagsistica del cinema muto anni '20, nella quale René Clair infonde una critica affilata alla società dei consumi e in questo, esalta il valore dell'amicizia, ben più rilevante della semplice ricorsa al denaro a sua volta subordinata in operazioni restrittive a danno della classe operaia, spesso sfruttata al limite della schiavitù. Il regista vede lungo e propone temi premonitori al punto che oggi, negli anni 2000, i concetti di quel tempo appaiono di straordinaria attualità. L'impianto scenografico è notevole, così pure la disposizione di oggetti e persone, allineate e in perfetto ordine di movimento; da questo, il regista francese prese notevoli spunti dal cinema sovietico di Sergej Ejzenstejn (Sciopero, 1925) e tedesco di Fritz Lang (Metropolis, 1927). Almeno due sequenze da ricordare: 1) i due protagonisti in fuga, inseguiti dalle guardie, sferrano un calcio alla valigia piena di soldi, con i poliziotti che non li rincorrono più ma si fermano per accaparrarsi le banconote gettate via dal vento; emblema dell'ambizione insita nella natura umana 2) la memorabile scena della catena di montaggio, ripresa da Charlie Chaplin in Tempi Moderni (1936), che costarono al famoso regista traversie di carattere giudiziario.



Lo scandalo
Per la critica sociale, a riguardo del processo di automazione delle fabbriche con danno conseguente sugli operai e per l'indiretto messaggio che palesemente rappresentava lo stabilimento a modello di prigione, il film suscitò polemiche di vario genere, soprattutto per l'impostazione anarchica delle scene, molte delle quali impresse sui lenti movimenti degli operai, intenzionali e preposti per rallentare la produzione. La censura francese diede comunque il visto dietro taglio di alcune scene. In Italia, per la sua tematica sovversiva, quindi nociva e pericolosa, la censura fascista lo bloccò immediatamente; il film uscì nelle sale soltanto nel 1933, dopo che la revisione cambiò il titolo sostituendo il "me" con "noi", per strapparlo così da intonazioni di carattere rivoluzionario e, inoltre, alleggerì la pellicola con qualche taglio in sequenze considerate sediziose, special modo in quelle dove gli operai cantano, ballano e bevono, mentre l'industria continua a fabbricare autonomamente i grammofoni. Nel 1937, il Ministro della Propaganda nazista Joseph Goebbels, controllante della casa di produzione Sonores Tobis, promosse causa per plagio contro la United Artists, a riguardo del film Tempi Moderni (1936), nel quale è ´copiata´ la scena della catena di montaggio. In realtà, la causa fu montata solo per arrecare danno a Charlie Chaplin, ma René Clair si dissociò, con conseguente annullamento della procedura; il regista si dichiarò persino onorato per lo spunto di Chaplin preso dal suo film. Clair, come da sua abitudine, eliminò dal montaggio due scene per un totale di 7 minuti (c'è chi sostiene 10); ufficialmente per accorciare la durata, ma in realtà per non dare adito a situazioni controverse che avrebbero danneggiato la pellicola: 1) Quella del campo di grano davanti la fabbrica ormai meccanizzata, che vede l'operaio nel sonno, poi sveglio e pronto a cantare mentre raccoglie un fiore, subito preso da due guardie. 2) La lunga bolgia nel parco, con durata ininterrota di circa 5 minuti. Le due sequenze furono poi nuovamente inserite dallo stesso Clair nella riedizione del 1952.

Clamore dello scandalo:  

(Minimo: Medio: Massimo: )




comments powered by Disqus


image

image

image

image

image

image



original poster
(Video Clip)
Original Track Music

(1.00)


Indice - Home Page





Kolossal a confronto - Made in Italy - 2002