Titolo originale: Borat: Cultural Learnings of America for Make Benefit Glorious Nation of Kazakhstan
Anno: 2006
Nazionalità: USA
Produzione: Four by Two/Everyman/One America
Genere: Commedia
Durata: 1 ora e 24 minuti
Divieto: Minori di 14 anni
Premi: Nomination all'Oscar (Sceneggiatura)
Regia: Larry Charles
Cast: Sacha Baron Cohen,
Ken Davitian,
Luenell
Sceneggiatura: Sacha Baron Cohen,
Anthony Hines,
Peter Baynham,
Dan Mazer
(dal soggetto di Sacha Baron Cohen,
Peter Baynham,
Anthony Hines,
Todd Phillips)
Fotografia: Luke Geissbuhler,
Anthony Hardwick
Musica: Erran Baron Cohen
Borat, giornalista del Kazakhstan, è inviato negli USA per un reportage su uso e costumi della più famosa nazione del mondo. Ma in realtà, il reporter è più interessato a Pamela Anderson.
Commedia trash, impertinente e politicamente scorretta, dall'andamento folle ma ugualmente capace di affrontare il tema del pregiudizio verso le culture estranee all'abitudine corrente degli Stati Uniti. Un'inchiesta che corre sul filo della comicità aguzza e dell'anticonformismo; forse non approfondisce del tutto la materia, ma la semplice figura di un omuncolo è comunque sufficiente per mettere alla berlina la società americana, completamente fuori di testa. Nel cast, tre soli attori, con passerella di Pamela Anderson. Per assistere alla visione di questo film occorre prima schiarirsi le idee. Può piacere e, allo stesso tempo, apparire detestabile. Pseudo-sequel nel 2009 con Brüno.
Lo scandalo
Accusato di misoginia, omofobia e, soprattutto, di antisemitismo dalla ´Anti Defamation League´, associazione in difesa dei diritti degli ebrei, special modo per il testo della canzone "O Kazahstan", considerata altamente xenofoba e che nel leitmotiv recita: "...butta l'ebreo in fondo al pozzo e così la mia nazione sarà libera. Devi afferrarlo per le corna, spaccargli tutti i denti e dopo faremo una grande festa...". Inoltre, prese di mira due scene: nella prima un contadino spiega al giornalista che Hitler non avrebbe potuto fare altrimenti per liberarsi per sempre dalla quella razza, ma per eliminarli tutti gli occorreva più tempo; l'altra, a riguardo dell'esplicito invito alla caccia, in uguale misura all'uso di quella dei cervi. Ma il film fece irritare anche i musulmani, presentati come soggetti schizoidi, vestiti di stracci e barbe incolte. Bandito in tutto il mondo arabo ad eccezione del Libano. Il governo di Dubai lo definì "lordo, vile ed estremamente ridicolo"; quello kazako "azione di cattivo gusto". La censura intervenne con due tagli per altrettante scene ritenute offensive e ripugnanti: 1) Borat crede che un massaggiatore sia un gigolò e lo affronta con le maniere del caso. 2) la visita al canile non è per adottare un cucciolo, ma per acquistare un cane e poi mangiarlo. Entrambe le sequenze furono poi inserite nel DVD, ma giornali e televisioni rifiutarono di pubblicizzare il lancio del video. Sacha Baron Cohen, per altro ebreo, spiegò che le forme adottate nel film sono da considerare come appassionante prova di come il razzismo sia allevato dal più becero convenzionalismo; questa, a suo dire, è soltanto una provocante caricatura. Difficile da capire e da accettare.