Cast: Julian Sands,
Sherilyn Fenn,
Bill Paxton,
Kurtwood Smith,
Art Garfunkel
Sceneggiatura: Jennifer Chambers Lynch (dal soggetto di Philippe Caland)
Fotografia: Bojan Bazelli,
Frank Byers
Musica: Graeme Revell
Un chirurgo, completamente folle, causa traumi infantili, perde la testa per una belloccia che però lo rifiuta. Dopo averla rapita, le amputa braccia e gambe con il solo scopo di averla sempre con se, in mostra come soprammobile.
Gretto e inutile questo truculento filmaccio diretto dall'esordiente Jennifer C. Lynch (figlia d'arte di David Lynch), inetta, neppure professionale, capace di usare la cinepresa come un cannocchiale. Tutto improntato su situazioni escrementizie dosate da grappoli videoclippati di scene presunte-erotiche, si avvale di un cast composto da sfaccendati in cerca di quattrini, di un soggetto che prende a prestito, ingarbugliandolo, quello di Psycho (1960) e di una sceneggiatura non scritta con le mani, ma coi piedi.
Lo scandalo
Unanimemente considerato da tutta la critica specializzata, anche dal pubblico, film obbrobrioso e improponibile, sollevò le proteste dell'area femminista che accusò la regista di misoginia per l'impostazione dello script, improntato sull'assoluto disprezzo delle donne e per il titolo, che nulla centra con il pugilato ma metaforicamente allude alla "ragazza inscatolata sottovuoto". Per questo film, la Lynch fu premiata con un Razzie Award (premio alla peggiore regia dell'anno), prima di sparire nel nulla. Il produttore Carl Mazzocone, offrì il ruolo, poi preso da Sherilyn Fenn, alla rockstar Madonna, la quale gli rispose a pernacchie; non contento, dirottò la scelta su Kim Basinger che inizialmente accettò sulla parola, ma poi, dopo aver letto il copione lo gettò nel cesso tirando ripetutamente la catena. La Mainline Pictures citò la basinger per violazione di accordo malgrado non fosse presente alcuna firma sul contratto; la Corte Suprema di Los Angeles la condannò, per non essersi presentata, all'indennizzo di 9 milioni di dollari da versare allo studios e questo mise l'attrice sull'orlo del fallimento economico, ma dopo un anno la sentenza fu ribaltata in appello. In pratica, il solo e vero scandalo derivò da questo contenzioso giuridico.