Dopo aver incassato un milione per aver perso un occhio, capostipite pugliese si assesta in una baraccopoli della periferia romana. Dispotico e volgare, ubriacone anche cattivo, deve difendersi da familiari e pseudo-amici che voglio rubargli i quattrini e per far dispetto alla moglie, che vuole avvelenarlo, ospita nella sua stamberga una prostituta.
Commedia dai toni graffianti, spicca per il messaggio estremamente materialista rappresentato dai temi di povertà estrema e degradazione fisica e morale, che non elevano la figura umana, anzi la sotterrano ancora più nello squallore di una vita senza svolte e speranza. Ettore Scola rigetta il naturale cliché filmico solito nel rappresentare il misero come essere buono e paziente, ma privilegia la giusta naturalizzazione dei personaggi nel loro assetto reale; dunque, come da titolo: brutti, sporchi e cattivi. In un variopinto passaggio di attori per lo più teatrali, poco noti nel cinema ma sicuramente bravi nei loro ruoli, emerge Nino Manfredi, superlativo quanto feroce nel disegno animalesco di un uomo privo di etica e del minimo senso di appartenenza. I dialoghi boccacceschi sono opera di Sergio Citti.
Lo scandalo
Malgrado il notevole successo di pubblico, il film creò scandalo tra perbenisti e benpensanti, che tacciarono il lavoro come osceno, provocatorio e destabilizzante per la sua implicita accusa al sistema sociale, il solo responsabile del degrado e dell'ingiustizia. La censura non operò tagli limitando il divieto ai minori di 14 anni. Presenti sequenze con scene di nudo e sesso esplicito,; cinque sono le scene che provocarono scalpore: 1) il figlio del protagonista compie un amplesso con la cognata sotto gli occhi del padre che li osserva dalla finestra 2) l'infermiera, figlia del patriarca, si concede a un degente 3) continuativi rapporti sessuali incestuosi all'interno della baraccopoli 4) il capostipite divide il suo letto con la moglie e una prostituta 5) la stessa prostituta fa sesso con i figli di colui che la ospita.