Divieto: Minori di 14 anni (Divieto iniziale: minori di 18 anni)
Premi: Festival di Berlino (Pier Paolo Pasolini: Premio Speciale della Giuria - Nomination all'Orso d'Oro)
Regia: Pier Paolo Pasolini
Cast: Franco Citti,
Ninetto Davoli,
Jovan Jovanovic,
Vincenzo Amato,
Angela Luce,
Giuseppe Zigaina, Vincenzo Ferrigno
Sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini (da varie novelle di Giovanni Boccaccio)
Fotografia: Tonino Delli Colli
Musica: Ennio Morricone
Arrangiamento e trasposizione, da Firenze a Napoli, di sette novelle trecentesche tratte dal ´Decameron´ di Giovanni Boccaccio, raccontate attraverso altre due, relative all'allievo di Giotto e di Ser Ciappelletto.
Primo della "Trilogia della vita" secondo il verbo di Pasolini, cui seguiranno I racconti di Canterbury (1972) e Il fiore delle mille e una notte (1974). Domina il tema del sesso, che il poeta-regista bolognese affranca come simbolo genuino e spensierato della natura umana, un tempo limpido e fuori dal contemporaneo inquinamento dettato dal capitalismo e dalla classe borghese.
A parte il messaggio, forzatamente indirizzato da una precisa ideologia, il film appare alla maniera di un articolazione di intenti principalmente volta all'esaltazione di allegria e ingenuità posta nel disegno di un popolo (napoletano) che vive appartato nella sua felice povertà, lontano da ogni identità storica. Lo stile narrativo è di una facilità estrema e la rappresentazione del sesso porta i segni di libera identità, mai colorita dal senso morboso dell'erotismo. Tuttavia, pur allineato ad un preciso assetto folcloristico e volutamente innaturale, appare come la regia meno impegnata di Pier Paolo Pasolini, soprattutto per la mancanza di capacità nell'incorporare i vari episodi dell'intera opera. Diede il via a una serie di filmacci italiani, nove in totale, emuli di questo ed espressi in forme pornografiche pseudo-comiche.
Lo scandalo
All'uscita, il film scontentò tutti, sia gli apparati di destra, che chiesero il sequestro per oscenità, sia le correnti di sinistra che rimasero di stucco per il mancato approfondimento realistico, sostituito, a loro intendere, dalla scabrosità delle scene. Con l'accusa di oltraggio al pudore, denunciato ben 99 volte in tutta Italia, da semplici cittadini, Associazione della moralità, Fronte Monarchico Giovanile, Corpo Forestale dello Stato (!) e da due suore. A seguito delle denunce, il film fu sequestrato tre volte dalle magistrature di Bari, Ancona e Sulmona, ordinanza limitata alle tre zone. Il giudice di Trento, avvalendosi della competenza territoriale (premiere nella città trentina) non diede luogo a procedere e ordinò il dissequestro della pellicola su tutto il territorio nazionale. La censura impose il divieto ai minori di 18 anni e solo nel 1988, in fase di revisione, il divieto fu abbassato ai minori di 14, dopo tagli di circa 55 metri di pellicola e soppressione totale delle sequenze di Rustico e Alibech. Per curiosità, è il primo film italiano dove un uomo appare nudo dalla testa ai piedi, totalmente ripreso dalla telecamera sia di fronte che dal retro.