Titolo originale:
La spiaggia

Anno:
1954

Nazionalità:
ITA - FRA

Produzione:
Titanus/C.C.C./Gamma Film

Genere:
Drammatico

Durata:
1 ora e 40 minuti
(Durata orig.: 1 ora e 47 minuti)

Divieto:
Film per tutti
(Divieti iniz.: 1954, minori di 16 anni - 1969, minori di 14)
Alberto Lattuada   
title screen

Regia:
Alberto Lattuada

Cast:
Martine Carol, Raf Vallone, Mara Berni, Carlo Bianco, Valeria Moriconi, Anna Gabriella Pisani, Mario Carotenuto, Clelia Matania, Nada Fiorelli, Carlo Romano, Zina Rachevsky

Sceneggiatura:
Alberto Lattuada, Rodolfo Sonego, Luigi Malerba, Charles Spaak
(dal soggetto di Alberto Lattuada)

Fotografia:
Mario Craveri

Musica:
Piero Piccioni


Storia di una sgualdrina in vacanza con la figlioletta sulla Riviera Ligure. La donna, stringe amicizia con i villeggianti ma è riconosciuta da un suo 'cliente'; prima è sbeffeggiata e quindi isolata. Il sindaco del paese gli rimane amico; poi, un miliardario del posto si prende cura di lei, la trasforma da prostituta in mantenuta e la riabilita agli occhi di tutti.
Per certi versi, antesignano della 'commedia all'italiana, il film di Lattuada è una parabola morale sui ruoli della cosiddetta 'societa civile' e sull'ipocrisia borghese, dove ambizione e assenza di scrupoli indossano i panni del perbenismo. Il tema dell'umiliazione assume toni centrali, intercalata nel ruolo di una donna, prima accettata, poi respinta e infine, improvvisamente ossequiata. Fu tra i primi film a colori di produzione italiana, dopo Totò a colori (1953), fotografato con il sistema Ferraniacolor. Stranamente, ogni passaggio televisivo del film era in copia bianco e nero, fino al 2001, quando la pellicola fu interamente restaurata.



Lo scandalo
Per l'assunto considerato spregevole annesso al rovesciamento dei valori tradizionali, il film andò incontro a polemiche di ogni genere, con la famosa interrogazione parlamentare indetta dalla Democrazia Cristiana per la presenza di troppe scene nelle quali le donne si mostrano con costumi ridotti. In realtà, l'inchiesta fu promossa a seguito di insistenti voci di legami, sempre smentiti, tra il compositore Piero Piccioni e la 21enne Wilma Montesi, trovata morta nello stesso anno sulle spiagge di Capocotta a Torvajanica in provincia di Roma, seguita dalle dimissioni da Ministro il padre del musicista, Attilio Piccioni. Tra l'altro, l'indagine stabilì la mancanza di relazione tra i fatti narrati nel film (la protagonista assume il cognome Mentorsi) e quelli di cronaca nera. La censura lo bloccò a lungo e lo fece uscire con divieto ai minori di 16 anni (abbassato ai 14 nel 1969 e totalmente annullato nella revisione del 1995) e diversi tagli apportati a scene considerate offensive alla morale e al pudore, soprattutto quella dove Valeria Moriconi fa la doccia in bikini con movenze e atteggiamenti 'non accettabili'. Tagliata di netto anche la sequenza del colloquio sul treno tra un religioso e il sindaco comunista. Notevolmente accorciata la scena dell'effusione sessuale notturna e altre relative a donne in spiaggia con costumi succinti. Nel riesame del 1969 il totale dei tagli arrivò a 135 metri di pellicola soppressa. Persino autorevoli critici non risparmiarono i consueti attacchi, spesso con interazioni di carattere politico; su L'Europeo, Arrigo Benedetti ebbe modo di sottolineare come "…con questo film il comunismo si prepara a far saltare tutto per aria…", Lorenzo Bedechi su Vita Nova ebbe a sottolineare che "…il più sfacciato film comunista è accettato anche da compiacenze qualificate…", Umberto Barbaro su Bianco e Nero scrisse: "…con questo film Alberto Lattuada mette pienamente a fuoco le sue doti naturali…" e Filippo Sacchi sulla rivista Epoca aggiunse: "…pochi altri film mi hanno altrettanto scocciato e indignato…".

Clamore dello scandalo:  

(Minimo: Medio: Massimo: )




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original poster
(Video Clip WMP - 0.30)
Original Track Music

(1.00)



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