Il suo vero nome era Wilhelm Dieterle. Cineasta tedesco trasferitosi a Hollywood nel 1930. Giovanissimo, esordisce in teatro a Berlino e con la compagnia di Max Reinhardt dove, tra le altre apparizioni, è interprete in ´Sogno di una notte di mezza estate´, trasposizione shakespeariana che, per il cinema, dirigerà in America nel 1935, insieme allo stesso Reinhardt. Sul grande schermo è attore in numerosi film tedeschi del periodo muto come Fiesko, Der rattenfänger von Hameln, Lucrezia Borgia, Faust e Geschlecht in Fesseln. Nel 1930 si trasferisce negli USA, dove in seguito otterrà la cittadinanza; firma un contratto con la Warner Bros ma inizialmente solo per occuparsi delle versioni americane distribuite in Germania. Due anni dopo è alla sua prima regia. L'impronta surrealista e impressionista della scuola germanica accompagna il suo stile anche a Hollywood, ma non sempre il regista può considerarsi appagato; la sua vena intellettuale, accompagnata da un razionalismo di base sempre portato verso l'impegno sociale, è spesso calpestata dalle esigenze produttive di un'inarrestabile catena di montaggio che si chiama Hollywood. Le sue opere maggiori si recuperano nella metà degli anni '30, quando realizza in serie film biografici di grande importanza indirizzati ad illustri personaggi storici come nei casi de Il conquistatore del Messico, La vita del dottor Pasteur e, su tutti, Emilio Zola, realizzati con notevoli mezzi ed estrema cura del particolare. Nel 1940 lascia la Warner per un breve periodo alla RKO, dove dirige subito il suo film più famoso, Notre Dame, con un immenso Charles Laughton. Poi, da indipendente, appoggiato ad altri studios come la MGM e la Paramount, è artefice di altri ottimi lavori; dal possente L'oro del demonio al fantasioso Kismet, per arrivare, prima del drammatico Gli amanti del sogno con Ronald Colman e Marlene Dietrich, all'enigmatico e superlativo Il ritratto di Jennie. Per Dieterle, gli anni '50 segnano il decennio più combattuto della carriera. Per i suoi ideali di sinistra è accusato di propaganda filocomunista in piena era maccartista. Il suo impegno ne risente e, pur lasciato libero di lavorare non concreta più il suo estro. Dopo il riuscito La città nera e Vulcano con Anna Magnani (questo realizzato in concorrenza a Stromboli di Roberto Rossellini), si abbandona a regie facili per film avventurosi (La pista degli elefanti), pseudo-storici (Salomé) ed esotici (Le avventure e gli amori di Omar Khayyam). Negli anni '60 torna in Europa dove dirige film modesti in Italia (Il vendicatore) e Germania (Il mistero dei tre continenti, realizzato in due parti). Dopo qualche puntata in televisione (germanica), si ritira dal cinema nel 1964 per tornare al palcoscenico in qualità di regista, al Teatro Tedesco di Monaco. Muore per cause naturali a 79 anni, nel 1972. Due matrimoni: con l'attrice tedesca Charlotte Hagenbruch, deceduta nel 1968; poi, in età avanzata con l'interprete del teatro itinerante Elisabeth Daum.
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