Il suo vero nome era John Martin Sean Aloysius O´Feeney (o O´Fearna). Tra le massime figure della regia classica americana, vero monumento di Hollywood, autorità assoluta e indiscussa nel campo del filmaker statunitense. Celebrato come ´re del western´, precursore dei ´generi´, ha costruito nella sua lunga filmografia (oltre 150 film) l'immagine quotidiana rappresentata dalla ricchezza interiore e dallo spirito di fratellanza come ideale identificazione del popolo americano. Il regista più premiato di Hollywood (quattro Oscar per altrettanti film di genere diverso), non è stato soltanto ´regista della frontiera´, così spesso identificato, ma ha spaziato nel campo etico-sociale con solenni rappresentazioni e ha dato vita a adattamenti ricavati da autorevoli opere letterarie. Il successo dei suoi film, sono determinati da quattro aspetti principali: semplicità narrativa, maestosità di rappresentazione (celebri e indimenticabili le carrellate nella Monument Valley), poeticità del soggetto, direzione degli interpreti. Nel tutto, il regista semplifica gli eccessi portandoli a dimensioni naturali, esalta nello spettacolarismo scenografico il segno di una ritrovata forza interiore, accumula sentimentalismo e ideologismo nelle forme comprovate dalla realtà quotidiana, sempre valida in qualsiasi tempo sia proposta. Di discendenza irlandese, operaio, lascia il lavoro in fabbrica per seguire le orme del fratello Francis, più grande di lui di 13 anni, già impegnato alla Universal come attore e regista. Intraprende la carriera nel 1916 dirigendo commedie, melò, war-movie, ma soprattutto western, genere dove riesce ad esprimersi come nessun altro fino a quei tempi. Nel periodo si firma Jack Ford e compare da attore in diversi cortometraggi a due bobine spesso al fianco da Harry Carrey. Nel 1924 è suo primo film importante, Cavallo d'acciaio, epica ricostruzione del mitico periodo della ferrovia. La piena celebrità giunge con l'avvento del sonoro, prima con l'acclamato Il traditore (1935), poi con Il prigioniero dell'isola degli squali (1936) e in seguito con due kolossal, il primo storico, Maria di Scozia (1936), l'altro catastrofico, Uragano (1937), per giungere ad uno dei suoi film più acclamati, Ombre rosse (1939), capolavoro del genere western, che lancia definitivamente John Wayne (che per decenni, come Henry Fonda, sarà presente in moltissime produzioni da lui dirette) come grande star nel firmamento hollywoodiano. Propone opere di richiamo alle sue origini (Com´era verde la mia valle, 1941) o altre da best-seller internazionali come il caso di Furore (1940) tratto dal libro di J.Steinbeck. Durante il secondo conflitto mondiale, è impegnato sul fronte occidentale come documentarista; pregevoli opere in tal senso sono riscontrabili in ´La battaglia delle Midway´ (1942) e ´Si salpa a mezzanotte´ (1943); poi, ferito, è congedato con gli onori e fa ritorno in USA per riprendere il lavoro lasciato interrotto. Nell'immediato dopoguerra, a seguito del successo di Sfida infernale (1946) mette insieme la famosa "trilogia militare", composta da Il massacro di Fort Apache, I cavalieri del Nord Ovest e Rio Bravo. Negli anni cinquanta si affida ancora una volta a John Wayne per Un uomo tranquillo (1952), Sentieri selvaggi (1956, capolavoro assoluto) e Soldati a cavallo, reminiscenza dell'antica trilogia militare. Gli anni '60, quelli della maturità, ci consegnano un John Ford appagato ma non per questo sminuito nella sua carica inventiva; in rapida successione si ripresenta con pregevoli lavori come Cavalcarono insieme (1961), L'uomo che uccise Liberty Wallace (1962) e I tre della Croce del Sud (1963), per concludere una sfolgorante carriera nel 1966 con Missione in Manciuria, suo ultimo film. Al passo con i tempi d'inizio secolo, nei suoi lavori, ha sempre evidenziato il totale rifiuto dell'integrazione indiana a quella americana, portando così ad identificare il popolo pellerossa come esempio ostile annoverato in un complesso non marginalmente negativo.
Non per questo, il pensiero di John Ford può essere identificato in una sorta di ideologismo razzista; anzi, nel volgere della carriera si è distinto con opere a favore dell'etnia locale, prima con I dannati e gli eroi (1960) e in seguito con Il grande sentiero (1964); e prima ancora, nel 1948, attraverso Il massacro di Fort Apache aveva si evidenziato il pericolo indiano, ma mostrando anche la retrospettiva di un popolo oppresso. Nel 1973, poco prima di morire, ha ricevuto dal presidente Nixon la Medaglia di Valore al Congresso. Nel 1976, in occasione del duecentesimo anniversario della costituzione è stato nominato da una giuria internazionale miglior regista di ogni tempo, giungendo davanti a altri colossi come D.W. Griffith, Charles Chaplin e Orson Welles. Sposato a Mary McBryde Smith, dalla quale ha avuto due figli, Barbara e Patrick.
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