Attore

Old Heidelberg
(1915)
For France
(1917)
Cuori del mondo
(1918, Hearts of the World)
Mariti ciechi
(1919, Blind Husbands)
Femmine folli
(1922, Foolish Wives)
Rapacità
(1924, Greed)
Luna di miele/Marcia nunziale
(1928, The Wedding March)
L'ultima squadriglia
(1932, The Lost Squadron)
La grande illusione
(1937, La grande illusion)
L'imboscata
(1939, Pièges)
I cinque segreti del deserto
(1943, Five Graves to Cairo)
Fuoco a oriente
(1943, The North Star)
La fine della signora Wallace
(1945, The Great Flamarion)
Lo sguardo che uccide
(1946, The Mask of Diijon)
Ritratto di un assassino
(1949, Portrait d'un assassin)
Viale del tramonto
(1950, Sunset Blvd.)
La mandragora
(1952, Alraune)
Napoleone Bonaparte
(1955, Napoléon)


Regista

Mariti ciechi
(1919, Blind Husbands)
Il grimaldello del diavolo
(1920, The Devil's Passkey)
Femmine folli
(1922, Foolish Wives)
Donne viennesi
(1923, Merry-Go-Round)
Rapacità
(1924, Greed)
La vedova allegra
(1925, The Merry Widow)
The Honeymoon
(1928)
Luna di mieleMarcia nunziale
(1928, The Wedding March)
La regina Kelly
(1929, Queen Kelly)
Scendendo lungo Broadway
(1933, Walking Down Broadway/Hello, Sister!)








NOMINATION ALL'OSCAR
Viale del tramonto
(non protagonista)

GOLDEN GLOBES NOMINATION
Viale del tramonto
(non protagonista)



Biography Page



Il suo vero nome era Erich Oswald Stroheim. Attore austro-ungarico, sceneggiatore e regista di undici film, uno soltanto girato in epoca del sonoro. Figura leggendaria del cinema mondiale, assieme a D.W. Griffith e Cecil B. DeMille, considerato migliore regista del cinema muto americano, ha costruito la propria immagine adiacente a quella reale, armata di spavalderia, vanità e ostentazione di se stesso. Caratteristiche che affascinano e seducono pubblico, registi e produttori, inizialmente pronti ad assecondare ogni sua idea, preconcetto e voglia di stupire. Geniale nella vita come dietro (o davanti) la macchina da presa, non bada a mezzi termini pur di emergere attraverso logiche di padronanza, fino al punto di mimetizzarsi in apparati aristocratici, che lo rendono inviso alla società borghese, tanto da esaltarsi nella logica della superiorità, in una continua ricerca dell'odio altrui al punto di apparire come "l'uomo che voi tutti vorreste odiare". Si autodefinisce ex comandante dei dragoni imperiali, figlio di un colonnello e di una dama di corte dell'imperatrice Elisabetta d'Austria, sospende il suo vero nome per coniarne un altro di alto lignaggio: Erich Oswald Hans Carl Maria Stroheim, cui aggiungerà il von a testimonianza delle proprie discendenze nobiliari. Il suo cinema, stilisticamente perfetto, virtualmente provocatorio, basato su tematiche strazianti di tragicità complessa, avviluppate in storie di amori impossibili che spesso trasformano il sentimento in pura volontà sessuale, trova acredine e allo stesso tempo grande successo, soprattutto per l'innovativo uso concettuale del 'verismo realista' e del descrizionismo psicologico dei personaggi. Basso, minuto, lineamenti visivi marcati, nell'insieme di aspetto truce con sguardo minaccioso e penetrante, proveniente da famiglia agiata viennese, dopo gli studi al liceo lavora presso la fabbrica di cappelli di sua proprietà. Ventenne, diserta il servizio militare e nel 1909 si trasferisce negli USA. Inizialmente si presta ai più svariati lavori e in seguito è attore itinerante in spettacoli vaudeville. Per tre anni è nel reparto di cavalleria e cessata la ferma si avvicina al cinema, prima come stuntman, poi da comparsa e in seguito assistente di grandi registi dell'epoca, quali Griffith, Dawn, Emerson e Fitzamaurice. Proprio con Griffith appare da figurante nei kolossal Nascita di una nazione (1915) e Intolerance (1916); apprende le tecniche di regia ma inizialmente agisce da attore, come in Old Heidelberg (1915), suo primo ruolo definito, in For France (1917) dove si presta nel ruolo di un maligno ufficiale prussiano (la figura dell'arrogante militare sarà in seguito ripresa in altri film) e Cuori del mondo (1918). Nel 1919 è alla regia del suo primo film, Mariti ciechi, melodramma a conclusione tragica ricavato da un testo da lui stesso scritto, 'The Pinnacle' ('la vetta'), che inizialmente doveva essere uno tra i 422 titoli alternativi del film. L'anno seguente dirige Il grimaldello del diavolo, pellicola irrimediabilmente persa, ma è con Femmine folli (1922) che raggiunge l'apice dell'assoluta popolarità. Il film, tratto dalla sceneggiatura originale dello stesso Stroheim, di lunghissima durata (6 ore e 24 minuti), 120.000 metri di girato, 3300 di montato, con rapporto di ripresa fuori dalla norma (1:36), fu interamente 'maciullato' dalla produzione e in fase di montaggio manomesso persino nella storia e nella figura dei personaggi; distribuito soltanto in America Latina nella durata originale e portato a 1 ora e 47 minuti per le sale americane. Durante la lavorazione, durata oltre un anno, l'alto bugdet, in perenne aumento, fece innervosire il produttore e capo della Universal Carl Laemmle, che fece sostituire, su un alto cartellone pubblicitario, il nome di Stroheim con $troheim. Fu il primo di una serie di sgarbi, che il regista sarà costretto a subire, praticamente per tutto il ciclo del muto. Dalla Universal passa alla Metro, ma la musica non cambia. Stessa sorte per il suo capolavoro assoluto, Rapacità (1924), girato in 48 rulli, interamente in esterni tra gente che camminava senza rendersi conto di essere al centro di riprese di un film, cui molte scene furono filmate con una telecamera nascosta. Film letteralmente sventrato dalla Metro-Goldwyn Pictures Corporation dalle iniziali 9 ore di durata a 2 ore e 10 minuti, con soppressione di 32 rulli, dai quali lo studios recuperò i preziosi nitrati d'argento. Amareggiato per le continue offese recate puntualmente ad ogni suo lavoro, Stroheim, dovette subire l'affronto del licenziamento sul set di Donne viennesi, a film ormai avviato alla conclusione, anche in questo caso considerato lungo e futile dal produttore Irving Thalbelg. Ma la serie dei film non minano l'interesse del pubblico, sempre in puntuale crescendo all'uscita di ogni suo lavoro. Dirige La vedova allegra (1925), The Honeymoon (1928), Luna di miele/Marcia nunziale (1928, dove scrittura autentiche prostitute) e La regina Kelly (1929), sempre con grandi difficoltà di gestione. Le interferenze di produzioni si abbattono anche nella sua ultima regia, prima del ciclo sonoro, per Scendendo lungo Broadway (1933, Walking Down Broadway), quasi totalmente rifatto, con regia affidata al trio Raoul Walsh-Alfred L. Werker-Alan Crosland e nuovo titolo in Hello, Sister! Ormai chiuse tutte le porte delle majors, con l'avvento del sonoro torna ad essere attore e lo fa con straordinario impegno, special modo in La grande illusione (1937) di Jean Renoir e I cinque segreti del deserto (1943) di Billy Wilder, che lo dirigerà ancora nel noir Viale del tramonto (1950), dove compare al fianco di un altra 'dimenticata', Gloria Swanson, tragico emblema di una carriera tumultuosa ormai al declino. Malgrado la cittadinanza americana ottenuta nel 1926, malato ormai da tempo, si trasferisce in Francia, dove muore di cancro a 71 anni nel 1957. Sposato quattro volte, con una separazione e due divorzi; nell'ordine: Margaret Knox, Mae Jones (un figlio, Erich jr.), le attrici Valerie Germonprez (un figlio, Josef) e Denise Vernac.










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